Con san Francesco ai piedi del crocifisso
Pace e bene cari amici in ricerca e in ascolto della vocazione divina per la vostra vita.
In questa Settimana Santa, in cui siamo invitati a contemplare il mistero della Croce, è bello e commovente lasciarsi guidare da san Francesco. Ci aiutano in tale cammino anche l'arte e in particolare alcuni crocifissi (XIII sec.) che ritraggono la figura del Poverello pietosamente chino ai piedi di Gesù e in atto di baciarne le piaghe.
Ho in mente soprattutto un capolavoro straordinario: il grande crocifisso ligneo custodito nella basilica di santa Chiara in Assisi, dipinto da un anonimo "Maestro di san Francesco" (1272). Un'opera che, come molte altre in quel tempo, impone l'immagine del Cristo Sofferente (Christus patiens) su quella del Cristo Trionfante sulla morte (Christus triumphans) fino ad allora preferita e riprodotta. Si trattava per l'epoca di un'autentica novità iconografica, specchio delle nuove tendenze dottrinali e culturali che stavano emergendo nella Chiesa.
Grande protagonista di questi mutamenti è proprio Francesco. Prima di lui nessun artista avrebbe mai osato rappresentare in modo così flagrante e crudo la passione e le sofferenze del Cristo. È invece san Francesco a veicolare una nuova sensibilità e spiritualità che gli artisti subito tradurranno nelle loro opere. Grazie a lui infatti si inizia a comprendere che non si può essere realmente cristiani se non si raggiunge un intimo, fisico contatto con Cristo. Se non si arriva cioè a toccarne il corpo (che è al suo livello più immediato e riconoscibile, quello del fratello a vario titolo bisognoso) e, se del caso, a baciargli i piedi in una profonda relazione d'amore.
Certamente, frate Francesco piccolino scelse realmente di stare ai piedi della croce, quale spazio vitale per lasciarsi guardare dal suo Signore e luogo privilegiato di contemplazione silenziosa delle sue trafitture, capaci di illuminare le proprie piaghe. Basta del resto ripercorrere velocemente la sua vicenda biografica per accorgersi della centralità del mistero della croce: l’incontro con il Crocifisso di San Damiano, l’abito confezionato a forma di croce, la familiarità con la lettera tau che diviene la sua firma, la frequente meditazione sulla passione di Gesù, le braccia sempre intrecciate a forma di croce nell’atto di benedire, la testimonianza indiretta di Chiara – «pianticella del beatissimo padre Francesco» – che nelle sue lettere alle sorelle ha parole di altissima densità per descrivere e raccomandare l’amore al Crocifisso, sono solo alcuni degli esempi che si possono richiamare.
Francesco stesso, nel suo Testamento, riporta le parole con cui egli – e successivamente i suoi frati – pregava in ogni chiesa: «Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo», ad attestare l’incontro personale con il Redentore, di cui la croce evidentemente non è oggetto di considerazione in sé e per sé, ma è solamente la cornice che viene a dare risalto al Crocifisso.
Infine, sono eloquenti le testimonianze dei frati che lo vedono con le stimmate, i segni del Crocifisso, dopo l’esperienza sul monte della Verna. Ecco le parole del suo primo biografo: «Chi potrebbe spiegare o chi potrebbe capire come la sua unica gloria sia stata nella croce del Signore? Solo lo può sapere chi, unico, ha avuto la grazia di provarlo. Certo, anche se ne avessimo qualche leggera esperienza, le nostre parole, insudiciate come sono dall’uso di cose comuni e senza valore, non sarebbero in grado di esprimere così grandi meraviglie. E forse, proprio per questo, si è dovuto manifestare nella carne, perché sarebbe stato impossibile esprimerlo a parole. Parli dunque il silenzio, dove viene meno la parola, perché dove non soccorre l’espressione, anche la cosa segnata grida da sé. Solo questo ascolti l’orecchio umano, che non è ancora in tutto chiaro per qual motivo sia apparso nel santo questo mistero; infatti quel tanto che è stato da lui rivelato non si può comprendere che in funzione del futuro» (Tommaso da Celano, Vita Seconda di san Francesco, 203: FF [Fonti Francescane] 792).
Carissimi, lasciamoci dunque in questi giorni accompagnare alla croce dal nostro fratello, frate Francesco d'Assisi. Chiniamoci con lui ai piedi di Gesù, baciamo le Sue piaghe, piangiamo per le Sue sofferenze e sentiamoci così solidali con ogni povero e offeso e ferito di questa nostra tragica umanità. Contemplando il Crocifisso, lasciamoci toccare dal Suo amore e ci sarà più facile accogliere l’altro, perdonare e donare pace e ancora sperare e credere che la luce della Pasqua è più forte di ogni tenebra e morte.
Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto (fra.alberto@davide.it)