Il retino delle arance
Tempo d’estate, tempo di bevande ghiacciate, di frutta esotica, ma anche di spremute d’arancia, tanto ormai le stagioni non ci sono più e anche il frutto arancione si trova in qualsiasi mese dell’anno ovunque voi siate. Buone le arance, mi sono sempre piaciute! Avete presente, poi, quelle caratteristiche borse a rete che normalmente le contengono? Non ci crederete, ma quelle retine e il loro utilizzo mi hanno aperto una visuale sulla disabilità. Da sempre i contenitori attraggono il mio interesse, così come le immagini prese dalla quotidianità che ti permettono di improvvisare associazioni su argomenti più complessi, e di renderli così subito comprensibili agli altri.
Torniamo allora al nostro retino e soffermiamoci a guardare insieme come è fatto. Di per sé la borsa delle arance, quando è vuota, è un oggetto insignificante, non serve a nulla, anzi rilascia un odore fastidioso, intralcia, insomma non ha alcuna utilità, si potrebbe arrivare a dire che è un oggetto di scarto, un rifiuto. Appena ci metti dentro un’arancia, però, ecco che il retino si espande, cambia forma, assumendo quella del bel frutto arancione, e si modifica mano a mano che ne aggiungiamo delle altre.Quando parliamo di disabilità o ci interroghiamo su di essa accade lo stesso. La disabilità è proprio come il retino delle arance, mobile, duttile, plasmabile, si espande o si ritira a seconda dei contenuti e dei «frutti» che vi inseriremo. Più sono i frutti, più il retino, ovviamente, si allarga.
La disabilità vive di relazioni, di scambi, di esperienze, di cultura, di politica, di divertimento, oltre che di aspetti pratici. Tutto questo amplia e varia in continuazione le sue sembianze e ce la presenta come una borsa più o meno attraente, a seconda di quanto di volta in volta vi vedremo esposto in maniera più o meno lampante. La rete della disabilità, tuttavia, non è riducibile a una questione di immagine. La disabilità la rete non solo la riempie, ma la crea, mettendo insieme frutti diversi che prima crescevano su alberi separati, e piantandone di nuovi.
Sarà forse per questo, per la sua flessibilità, se la disabilità è oggi sempre più chiamata a farsi protagonista nel contesto di incontri, convegni e appuntamenti istituzionali non prettamente legati al mondo dell’educazione o dell’associazionismo. La disabilità infatti ha l’occasione non solo per parlare di se stessa, ma per offrire un punto di vista sulla realtà che paradossalmente si presenta come quello più ampio possibile. Partire dunque dalla specificità per arrivare a costruire un’intera rete e migliorare complessivamente la vita di tutti. Questa, a mio parere, la nuova e avvincente sfida con cui la disabilità ci mette a confronto: un passaggio che porta l’inclusione dal desiderio all’azione.
Dalle reti reali e metaforiche a quelle virtuali, inoltre, il passo è breve. La diversità oggi si inserisce anche a questo livello, contribuendo ad accrescere i contenuti e ancora una volta cambiando la forma delle informazioni, della loro trasmissione e dei legami che ne derivano. Che dire, a furia di osservare tutte queste reti credo proprio che nell’estate 2016 mi godrò tante spremute d’arancia. E voi, che spremuta sceglierete sui vostri lidi estivi?