Gesù non chiede solo di credere a quello che fa o che dice, ma di credere in lui, di credere che lui è Dio stesso. Le opere che compie non sono fatte solamente in nome di Dio, ma è Gesù stesso che le compie.
Chi è Cristo? Chi è Dio? Queste domande risuonano nella vicenda di alcuni personaggi dei più noti romanzi di Dostoevskij. Esse non sono mai poste in astratto, ma sempre collocate in una situazione concreta, spesso travagliata e sofferta, nella quale diventa prioritaria la ricerca dell’essenziale. L’incontro con le immagini di Dio e di Cristo avviene attraverso opere artistiche o letture ascoltate che anche oggi danno l’occasione di riflettere sulla propria esperienza esistenziale.
Ciclicamente siamo contagiati da mode filosofico-religiose che arrivano dall’Oriente e che, forse solo perché esotiche o «nuove», ci sembrano ogni volta più adatte a noi di quanto non lo siano le nostre. Se non altro, e questo è un punto a loro favore, sembrano tenere meglio assieme la dimensione spirituale e quella corporea. Così ci sarà già capitato di incappare nella mindfulness, anche nel nostro ambiente di lavoro.
In ebraico per dire «verità» si usa la parola «roccia»: ciò su cui ci si può appoggiare. Per questo Cristo invita a costruire sulla roccia. La roccia non si muove. Dio non viene mai meno.