Chiara è un’adolescente che vive con la sua famiglia a Gioia Tauro. Dopo la festa di compleanno della sorella maggiore, il padre sparisce: nella sua ricerca, Chiara scopre che è latitante, accusato di traffico di droga. Il desiderio di rivederlo per sapere come stanno le cose la porta a rompere il muro di omertà in cui si è chiusa la famiglia; una volta scoperta la verità, è chiamata a fare la sua scelta.
Una famiglia vive solitaria sull’isola di Barrøy, nei fiordi norvegesi: seguiamo la storia di Ingrid, figlia di Hans, nella sua crescita in un orizzonte che non va oltre le isole vicine e nello sviluppo del suo mondo emotivo. Il romanzo, a tratti disteso e a volte incalzante, presenta la lotta per la sussistenza, lo scontro con le forze della natura ostile e tra i temperamenti dei membri della famiglia, fino a un inaspettato evento, che porterà via qualcosa dall’isola e che non tornerà mai più.
Giulia ha ereditato una parte della casa di famiglia, dove vorrebbe andare ad abitare una volta sposata. Il suo fidanzato vorrebbe invece mettere un po’ di distanza tra loro e la futura suocera, che in quella stessa casa abita. Che fare?
Una scuola dove gli alunni vanno volentieri, una scuola che sviluppa le loro risorse e diventa un’esperienza di vita non dovrebbe aver bisogno di una continua insistenza sui compiti o sulle ripetizioni private.
Una madre più «rigida» e un padre più «accondiscendente». Una madre capace di stimolare ciò che la figlia potrebbe essere e un padre che la accetta così com’è. Qual è la strada giusta?
I figli unici vanno educati e cresciuti come tutti gli altri. Non hanno nulla di diverso o speciale, a meno che non siano i genitori stessi a vederli tali.