Invito agli studenti e ai docenti: dimenticate per un attimo il classico format «io insegno, tu apprendi, io verifico». E se la scuola potesse invece reggersi su una co-costruzione di conoscenze? Un modello fondato sulla condivisione, sul valore dell'errore, sulla fiducia e sulla connessione tra mente e corpo.
Una volta Steve Jobs, il fondatore di Apple Inc., disse: «Tutto quello che faccio dipende da altri membri della nostra specie che ci reggono sulle loro spalle. Molti di noi vogliono contribuire con qualcosa di nuovo da aggiungere a questo flusso». Come a dire che siamo tutti interconnessi e che ognuno (e ogni impresa) è chiamato a creare valore per il bene altrui e, quindi, proprio. Di questo avviso è anche Raffaele Gaito, imprenditore, content creator, autore e speaker, che da venti anni si occupa di innovazione e crescita, con un approccio orientato alla sperimentazione.
A che serve imparare l'uso della punteggiatura? Che senso ha saper fare l'analisi logica di una frase quando, con tutta probabilità, nessuno ve la chiederà mai a lavoro? È davvero utile conoscere la differenza tra pronomi e avverbi, in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dai social network? Se anche voi ve lo siete chiesto almeno una volta nella vita questo simpatico manuale fa al caso vostro!
A come allattamento, aspiratore nasale, aptonomia, attaccamento, amore... B come bagno, bavaglino, biberon, borsa fasciatoio... C come caffè, canzoncine, ciuccio, colostro, congedo di paternità... Diventare papà significa imparare anche un nuovo vocabolario. «All’improvviso tutto cambia - scrivono nell'introduzione a questo manuale Alexandre Marcel e Yannick Vicente -.
Le assumiamo spesso senza porci tanti problemi. Chi saltuariamente e chi invece, complice l’età e le patologie, ogni giorno. Le pillole fanno parte della nostra quotidianità. Ma le conosciamo davvero? Parte dalla domanda «Cosa sono i farmaci» il libro Pillole di tutti i colori di Libero Berrino e Loredana Bergamini. «La parola “farmaco” deriva dal greco pharmakon, che vuol dire “rimedio, medicina”, ma anche “veleno” perché non solo in grado di guarire, ma pure in grado di determinare effetti tossici anche letali» premettono gli autori.