La scuola che vorrei

Invito agli studenti e ai docenti: dimenticate per un attimo il classico format «io insegno, tu apprendi, io verifico». E se la scuola potesse invece reggersi su una co-costruzione di conoscenze? Un modello fondato sulla condivisione, sul valore dell'errore, sulla fiducia e sulla connessione tra mente e corpo. Non è un sogno, ma un progetto concreto e realizzabile quello che propone Daniela Lucangeli nel suo libro La scuola che vorrei (Erickson). «"La Scuola che vorrei" si chiama B612.infinito - scrive l'autrice, professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova e presidente dell'Associazione Nazionale per gli insegnanti specializzati CNIS e di Mind4Children, spin-off dell'ateneo patavino -. Vi ricordate cos'è però B612? L'asteroide del Piccolo Principe direte voi... Esatto! Ma cosa c'entra con il modello di educazione e di scuola che proponiamo? C'entra eccome! È il nostro sogno che deve diventare realtà! Il nostro progetto più bello che deve concretizzarsi! Un asteroide simbolico in cui si dovrà tradurre in pratiche educative e didattiche l'"I care", il "Tu mi stai a cuore"».
Il passaggio dalla teoria alla pratica è presto fatto in questo interessante manuale che, «attraverso dieci punti di riferimento, ricostruisce una strada di segnaletiche-pensiero: indicazioni sine qua non per muoversi educando il potenziale umano». Il primo capitolo è dedicato all'essere magister, inteso come pensarsi quale differenziale di sviluppo. Il libro affronta, quindi, il significato della warm cognition ovvero dell'insegnare con il cuore, la zona di sviluppo prossimale e il concetto di nutrire la mente. Spiega perchè l'errore deve essere visto come un alleato dell'apprendimento, riflette sul rapporto io-noi, sul concetto di didattica e di classe inclusiva. L'ultimo capitolo ci ricorda che la fretta è sempre una cattiva consigliera e che il processo di apprendimento, per essere tale, necessita del tempo necessario. «Imparare non è un evento improvviso, non è una scintilla che si accende d'un tratto, ma un viaggio. Un viaggio che richiede il tempo della vita».
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