Lassù ad Asiago, sull’altipiano dei Sette Comuni, tutto parla ancora del grande autore de«Il sergente della neve». La panchina e il tavolo di legno tra gli alberi sotto casa, dove nella bella stagione Rigoni Stern accoglieva i visitatori, sono sempre lì. Manca solo la betulla: è stata tagliata lo scorso novembre perché malata. L’aveva piantata lui, era uno dei suo alberi preferiti insieme al larice.
Da Nord a Sud grandi e piccole esposizioni raccontano la vita delle montagne. E di uomini che le hanno abitate. Messner: Non esiste grande impresa senza memoria. Erri De Luca: Piccoli di fronte all'universo.
Chi va montagna lo fa, spesso, per essere più vicino al cielo. Lui, al contrario, sale per allontanarsi. Perché, come ci dice, da lì si può vedere il mondo com’era e come tornerà a essere senza di noi.
Luca Panichi, perugino di Magione, sognava la strada, il Giro d’Italia e il Tour de France. A 8 anni era già in sella. Lui che viveva, ma non venerava il suo sport: il ciclismo.
Fredda e inospitale, troppo legata al passato e lontana anni luce dal futuro. Se fate un sondaggio tra amici e conoscenti è questa la prima immagine che il termine «vita di montagna» evocherà ai più.