È una Bosnia trasformata quella che esce da questo romanzo. Una terra martoriata da lunghi e terribili anni di guerra che hanno visto come teatro i Balcani.
L’autrice, bosniaca, è nata nel 1986 a Zagabria, ma cresciuta a Banja Luka. Protagoniste due amiche, Sara e Lejla, riunite dopo dodici anni di silenzio. Dopo essersi separate per andare a vivere in posti meno dolorosi, si ritrovano a Mostar, alla riscoperta di un passato pieno di cicatrici. Da qui partono per Vienna, alla ricerca di Armin, fratello di Lejla, scomparso quando erano bambine.
La scrittura si basa su un linguaggio «giovane», crudo, non mediato. Senza paura di guardare in faccia la realtà, con lati spiacevoli, a volte scabrosi. Nessun giro di parole.
La lepre, che dà il titolo al romanzo, è un chiaro riferimento ad «Alice nel paese delle meraviglie». Anche Sara, come Alice, pensa che, da adulta, è un’altra persona, cambiata, rinata. Vive in un altro mondo. «Per me la memoria era un lago ghiacciato, opaco e scivoloso, e sulla sua superficie di quando in quando compariva una fessura attraverso la quale riuscivo a infilare una mano e afferrare un dettaglio, un ricordo nell’acqua fredda».
Eppure il loro viaggio le costringe a guardarsi allo specchio, a scavare dentro la propria anima. A ripercorrere i momenti terribili dell’infanzia, di un conflitto che fu una guerra contro i bambini e le donne.
Lo testimonia il museo allestito a Sarajevo, dedicato al massacro di Srebrenica. Una tristissima pagina di storia, che grida tutto l’orrore compiuto. Una traccia di male che l’intera Europa non è stata capace di impedire e di allontanare.
Un libro che coinvolge, sintesi di sentimenti mai cancellati. Anzi, custoditi nel tempo. Un racconto di una Bosnia che non c’è più. Di bambini sopravvissuti alla guerra e diventati ormai adulti. Che possono dirci come andò quando quel «mare di possibilità» che avevano davanti agli occhi diventò un cimitero.
Un coniglio, un sogno da afferrare. Per liberarsi dal dolore, per ritrovare quella umanità che tanti anni fa si è dissolta in terra balcanica e a stento tenta di rivedere la luce.