Alla sequela di Cristo, tra monti e valli

In questo quarto appuntamento con i Cammini religiosi italiani forse meno noti, andiamo a scoprire alcuni itinerari in Abruzzo, nelle Marche, in Emilia Romagna e in Toscana.
18 Agosto 2025 | di

Nel nostro percorso alla scoperta dei Cammini religiosi «minori» (nel senso di non così noti alla maggioranza dei pellegrini) d’Italia, approdiamo oggi in Abruzzo, che, tra le varie ozpioni di pellegrinaggio, ci propone una piccola perla: il Cammino di Celestino. L’itinerario si snoda all’interno del Parco nazionale della Maiella (sito Patrimonio dell’Unesco) e ripercorre i passi che il vecchio eremita Pietro Angelerio compì, a dorso di mulo e scortato da Carlo D'Angiò, nel luglio del 1294, per raggiungere, dall’eremo del Morrone in cui viveva, L’Aquila ed essere incoronato Papa con il nome di Celestino V, nella bellissima basilica di Collemaggio. Un Pontefice santo, destinato a lasciare un profondo solco nella storia del cristianesimo per più di un motivo (per esempio per aver voluto istituire la Perdonanza, un’indulgenza plenaria a determinate condizioni), ma conosciuto ai più soprattutto a seguito della sua rinuncia al Soglio Pontificio dopo appena quattro mesi, alla fuga verso Oriente, la cattura a Vieste e la morte da prigioniero nella rocca di Fumone.

Due i percorsi offerti: uno (il Cammino grande) di 102 chilometri, in 12 tappe, e un altro (il Cammino classico) proposto in 84 chilometri per 5 tappe. Il Cammino grande di Celestino unisce L'Aquila e Ortona al tracciato del Cammino classico che toccava i soli eremi rupestri della Maiella e del Morrone. Così, seguendo il percorso più lungo è possibile, partendo dalla basilica di Collemaggio all'Aquila, raggiungere Sulmona, attraverso la valle dell'Aterno e toccando gli abitati di Stiffe, Campana, Fontecchio, Beffi, Castelvecchio Subequo e Raiano. Giunto alla Conca Peligna, il Cammino si riallaccia all'itinerario classico sulla Maiella, e, negli ultimi tre giorni, si sovrappone al Cammino di San Tommaso per giungere fino alla Cattedrale dell'apostolo a Ortona e quindi al mare. Tutto il tragitto è particolarmente interessante, oltre che per l’ambiente naturale incontaminato, per la grande quantità di eremi e chiese e basiliche rupestri che è possibile ammirare.

Come sempre, alla partenza del Cammino è possibile richiedere la Credenziale e, al termine, il Testimonium che conferma l’avvenuto pellegrinaggio. L’intero tragitto è percorribile solo a piedi ed è perfettamente segnato per tutto il tragitto seppure con modalità differenti a seconda dei territori attraversati. È buona norma, come per ogni Cammino, informarsi prima della partenza per verificare le condizioni ed eventuali interruzioni e prenotare i luoghi in cui si desidera pernottare (informazioni qui). Nel Parco della Maiella per i camminatori è possibile anche dormire in tenda, ma solo per una notte in ogni luogo scelto; se si desidera fermarsi più di una notte nello stesso luogo bisogna sostare nei luoghi attrezzati per il campeggio.

Due le proposte per le Marche che vogliamo suggerirvi: i Cammini Lauretani e il Cammino dei Cappuccini. Nel primo caso ci troviamo nel Cammino mariano più antico del mondo e quindi decisamente più conosciuto (benché non troppo frequentato) rispetto ad altri: circa 150 chilometri tra Assisi (PG) e Loreto (AN) suddivisi in 7 tappe con un paio di possibili varianti. Il Cammino è molto ben attrezzato e segnato, con numerose possibilità di essere ospitati per la notte in strutture religiose. Molto completo e ben fatto pure il sito del Cammino, al quale rimandiamo per ogni ulteriore informazione.

Il Cammino dei Cappuccini, invece, è decisamente meno noto, pur essendo ricco di storia e devozione e conduce i pellegrini all’interno della storia dei primi frati cappuccini, attraverso l’incantevole entroterra marchigiano. Il percorso è lungo 400 chilometri suddivisi in due parti: la prima, da Fossombrone a Camerino (220 chilometri in dieci tappe, per un totale di 4 chilometri di salite e altrettante discese), la seconda (Da Camerino ad Ascoli Piceno: 160 chilometri in 7 tappe, con 5 chilometri di salite e altrettante discese). Come già detto, l’itinerario porta sui passi dei primi frati cappuccini: l’Ordine dei frati minori Cappuccini, infatti, nacque proprio in queste terre nel luglio 1528, quando venne emanata da papa Clemente VII la Bolla Religionis zelus indirizzata a fra Ludovico Tenaglia da Fossombrone, dopo che lui, insieme al suo fratello di carne fra Raffaele e ad altri confratelli marchigiani, erano fuggiti dai loro rispettivi conventi alla ricerca di un modo di vivere la vocazione a loro avviso più fedele alle origini del francescanesimo.

Anche questo Cammino è molto ben segnato (anche se come per ogni Cammino di una certa lunghezza è sempre meglio avere con sé le tracce Gps) e propone numerose opzioni di ospitalità in strutture convenzionate (basta presentare la Credenziale del pellegrino) a prezzi contenuti o con libere donazioni (circa 20/30 euro). In alcune tappe è possibile pernottare anche all’interno di conventi dei frati cappuccini: in tal caso è bene prenotare per tempo e rispettare le regole previste per l’accoglienza (i posti sono limitati). Inoltre, vi è la possibilità di affidarsi ad alcune agenzie locali che possono occuparsi oltre che di prenotare le stanze per la notte, di trasportare gli zaini da una tappa all’altra. Un suggerimento: i responsabili del Cammino consigliano ai pellegrini di leggere, prima della partenza, un romanzo storico che ripercorre la storia delle origini dell’Ordine. Si tratta di Lo spirito dei Cappuccini (Edizioni Francescane Italiane) di Sergio Lorenzini.

Risalendo la costa adriatica dell’Italia siamo così giunti all’Emilia Romagna. Qui le proposte di Cammino religioso sono numerose e con varia difficoltà (ricordiamo che in questi territori si snodano anche il Cammino di sant’Antonio e la Via Francigena). Segnaliamo innanzitutto il Cammino dei Padri, un’originale proposta giunta in Italia da pochi anni e che si rivolge solo agli uomini. Il Cammino nasce in realtà nel 1976 in Francia, quando un certo Jean-Louis si recò a piedi, in compagnia di un amico, al santuario di Cotignac (in Provenza), dove secondo la tradizione erano apparsi la Madonna e San Giuseppe, per affidare la gravidanza a rischio di sua moglie alla loro protezione. Nato Emmanuel, i due amici l’anno successivo tornarono a Cotignac per ringraziare Maria e Giuseppe. L’esperienza fu così intensa che decisero di ripeterla anche l’anno dopo, in compagnia di altri amici. Fu così che, anno dopo anno, quel Cammino si trasformò in un appuntamento fisso, un Cammino solo per i padri, sotto l’unica guida dello Spirito Santo. Quando poi il numero dei padri divenne così ampio da non poter più avere come destinazione il santuario di Cotignac (troppo piccolo) ne nacquero in Francia altri analoghi che si svolgevano tutti in contemporanea. Ben presto il Cammino uscì dai confini francesi e oggi si contano in Europa (ma ce ne sono anche in Senegal ed Egitto) ben 81 Cammini dei Padri a cui aderiscono oltre 10 mila uomini (dati del 2024) che si muovono sulle orme di san Giuseppe.

A partire dal 2017 il Cammino è giunto anche in Italia, partendo da Castel San Pietro Terme (BO): qui infatti vivono i 14 uomini che, dopo aver vissuto l’esperienza francese, hanno voluto riproporla anche nel nostro Paese. Caratteristica del Cammino dei Padri italiano è l’arrivo che avviene costantemente a La Verna (AR), presso il santuario francescano (con uno sconfinamento quindi in Toscana) e l’accompagnamento che viene curato dai frati cappuccini. Così descrive l’esperienza fra Giordano Ferri, uno dei frati cappuccini che accompagna i padri lungo il Cammino, all’indomani dell’edizione 2025, che si è svolta dal 19 al 22 giugno scorsi: «Il “Cammino dei Padri” ha appena vissuto la sua nona edizione, un appuntamento atteso che ha visto uomini, sposi e padri di famiglia intraprendere un percorso di fede e riflessione. 250 i partecipanti di quest’anno, provenienti soprattutto da Toscana, Marche, Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia. In ogni edizione del Cammino, i padri camminano in gruppi (chiamati “capitoli”) da 20-25 persone per creare una dimensione più raccolta che favorisca il dialogo e la conoscenza reciproca. Ciascun capitolo parte in un venerdì tra maggio e giugno da una località diversa e, dopo un giorno e mezzo di cammino, giunge il sabato pomeriggio a La Verna, dove tutti i padri si uniscono per vivere insieme le attività del sabato sera e della domenica. Questo pellegrinaggio si propone come un'esperienza significativa per tutti i partecipanti, con motivazioni personali diverse ma un comune desiderio di approfondire o sviluppare la propria relazione con Dio. L'iniziativa è promossa dai “Pellegrini di San Giuseppe”, una comunità che riunisce uomini sposi e padri, uniti nello spirito del cammino. Lo spirito che anima il “Cammino dei Padri” è quello di “camminare insieme nel rispetto delle differenze alla ricerca dell’autenticità”. Non si tratta solo di un’escursione fisica, ma di un percorso interiore che invita alla riflessione sul proprio ruolo di padre, marito e uomo, in un contesto di condivisione e spiritualità. L’organizzazione mette a disposizione dei partecipanti un'opportunità unica per staccare dalla routine quotidiana e dedicare del tempo alla crescita personale e spirituale, rafforzando i legami con altri uomini che condividono esperienze e valori simili. Le edizioni passate del Cammino, documentate sul sito ufficiale, testimoniano la continuità e la risonanza di questa iniziativa nel corso degli anni».

In Emilia Romagna si snoda anche la Via Mater Dei, un Cammino di circa 160 chilometri in sette tappe che si sviluppa sui crinali di media montagna e che collega Bologna a nove altri comuni dell’Appennino Bolognese ( Pianoro, Monterenzio, Loiano, Monghidoro, San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli, Camugnano, Grizzana Morandi, Vergato) e al Comune di Firenzuola (FI), in Toscana, toccando i principali santuari mariani del territorio. Anche questo Cammino rilascia la Credenziale del pellegrino, presentando la quale, al termine del percorso, si potrà ricevere la pergamena a testimonianza dei passi compiuti. L’ospitalità è garantita lungo tutto il percorso in agriturismo, B&B, o strutture religiose (per quest’ultime bisogna però inviare una mail a: info@foiatonda.it, indirizzo elettronico della Cooperativa di Comunità Foiatonda, che si occupa di coordinare i pellegrinaggi). Il pellegrinaggio si svolge  in gran parte su sentieri Cai segnalati con vernice bianco-rossa e con specifici cartelli che riportano la stella mariana, icona simbolo della Via Mater Dei. Gli organizzatori sottolineano che benché «si percorrano crinali di media montagna, questo non deve far sottovalutare i dislivelli complessivi (che raggiungono anche i mille metri) e le distanze, per le quali occorre esperienza, capacità di orientamento e preparazione. In caso contrario si consiglia di affidarsi a guide esperte». Attenzione: non sempre tutti i santuari mariani sono aperti in ogni giorno della settimana, per questo meglio informarsi prima di partire.

L’ultimo Cammino che oggi suggeriamo fa tappa in Toscana (dove peraltro sconfinano anche due dei precedenti percorsi suggeriti): si tratta della Via del Volto Santo, che coincide anche con parte del Cammino internazionale di San Michele Arcangelo. Il percorso va da Pontremoli a Lucca, attraverso la Lunigiana, la Garfagnana e la Media Valle del Serchio, per 159 chilometri, in sette tappe, percorribili a piedi o in mountain bike. Meta finale del Cammino è la statua lignea del Volto Santo, venerata sin dal medioevo e custodita proprio nel Duomo di San Martino a Lucca.

La statua del Volto Santo è, secondo la tradizione, miracolosa: è infatti considerata la più antica scultura lignea dell'Occidente (il test del carbonio 14 ha infatti datato la scultura tra la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo, confermandone l'eccezionale antichità) e sarebbe stata scolpita da Nicodemo, discepolo di Gesù, e poi completato da un intervento angelico durante la notte, rendendolo un'immagine acheropita, cioè non fatta da mano umana. Essa rappresenta un Cristo crocifisso, vestito con una lunga tunica e con occhi grandi e blu realizzati in pasta vitrea, che sembrano seguire lo sguardo di chi osserva. La fama del Volto Santo si è estesa ben oltre i confini di Lucca, ispirando opere d'arte, letteratura e musica, e venendo citato anche da Dante Alighieri nel canto XXI dell'Inferno a proposito di un dannato di origini lucchesi.

Alla statua sono anche attribuiti diversi miracoli, come il cosiddetto miracolo della mannaia, che così viene riportato sul sito della Via del Volto Santo: «Un certo Giovanni di Lorenzo di Piccardia (Francia) che si era sbarcato a Napoli per andare pellegrino alla santa Casa di Loreto. Di qui si diresse verso Lucca, desiderando di giungervi per la festività della santa Croce e prostrarsi dinanzi al Volto Santo. Eravamo ai primi di settembre del 1334 e il pellegrino, passando vicino Pietralunga, antica cittadella della Diocesi di Città di Castello, alle falde dell'Appennino, era sceso presso un torrente e colà scorse con terrore il cadavere di un uomo ucciso di fresco. Mentre attonito andava contemplandolo, sopraggiunsero altri e, vedendo quel forestiero vicino al cadavere, senza tanti complimenti lo acciuffarono e lo accusarono di aver commesso il delitto. Invano il poveretto protestò di essere innocente. Fu dato in mano alla giustizia, rinchiuso in prigione e, non trovandosi l'autore del delitto, dovette comparire davanti al tribunale. Negando, esso, di aver commesso il fatto, venne messo alla tortura. Resisté per qualche tempo, ma, infine non reggendo più allo strazio, si dichiarò reo del delitto, che non aveva commesso. Tanto bastò. Branca de' Branci, podestà di Pietralunga, sottoscrisse la sentenza di morte. L'infelice, allora, fece voto al Volto Santo che se avesse avuta salva la vita non solo si sarebbe recato a Lucca a venerarlo, ma avrebbe proseguito il suo viaggio fino a Santiago di Compostela. Quando fu la sua ora, si avviò verso il palco, pregando. Posto il capo sul ceppo, il carnefice diede un gran colpo colla mannaia, ma questa non offese per niente il condannato. Alquanto meravigliato, diede un nuovo colpo più energico e... nulla. Un terzo anche più forte. Nulla! Gli spettatori ne rimasero impressionatissimi e il carnefice non meno. Avvicinatosi per osservare il taglio della mannaia, lo riscontrò riversato, mentre il collo del condannato era illeso. L'uomo allora gridò al prodigio e gli spettatori riconoscendo in quell'avvenimento un giudizio di Dio, proclamarono l'innocenza del povero Giovanni, che l'aveva vista brutta. Era l'11 settembre 1334 e Giovanni corse alla volta di Lucca per prostrarsi ai piedi del Volto Santo. Giuntovi si presentò al Vescovo - che era allora Guglielmo II di Montalbano, O.P. † 26 gennaio 1330 - 8 aprile 1349 il quale lo accolse e l'ascoltò ma, prima di riconoscere il prodigio, richiese altre testimonianze. Allora Giovanni ritornò a Pietralunga ed ebbe dal podestà, oltre la mannaia, che venne appesa davanti alla Cappella del Volto Santo, ove si conserva ancora, lettere attestanti il prodigio, per il Vescovo, il Vicario e l’Arciprete della Cattedrale».

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Data di aggiornamento: 18 Agosto 2025
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