Amici cercasi
«Cari Edoardo e Chiara, siamo una coppia sposata da dieci anni. Abbiamo due meravigliosi figli di 8 e 5 anni e, da poco, aspettiamo il nostro terzo figlio. Stiamo bene tra di noi, anche se a volte c’è la fatica delle tante cose da fare che la vita porta con sé, tra lavoro, casa e figli. Comunque l’amore tra me e mio marito e la nostra comune fede in Cristo ci aiutano ad affrontare le piccole prove del quotidiano. La questione per cui vi scriviamo riguarda la nostra frustrazione nel non trovare altre coppie con le quali condividere un percorso di amicizia, crescita umana e fede. Non siamo originari della parrocchia in cui abitiamo e quindi non abbiamo amici “storici”. La parrocchia è frequentata da altre coppie (non molte) della nostra età, ma sembra che nessuna sia interessata a frequentarci: tutte hanno già un loro giro di amicizie o sono molto legate a fratelli e sorelle. Negli anni abbiamo tentato di frequentare altre famiglie ma, nel migliore dei casi, tutto si è limitato a una o due serate, non essendo riusciti a ottenere una certa continuità. Per qualche anno abbiamo frequentato un gruppo di coppie della parrocchia, e anche lì nessuno sembrava realmente interessato a coltivare un’amicizia che andasse oltre l’incontro programmato. A volte ci chiediamo se siamo noi poco simpatici o se semplicemente non siamo stati fortunati e la nostra esigenza di amicizia non si è incrociata con quella di qualcuno».
Carla e Alberto
Carissimi Carla e Alberto, raccogliamo la vostra testimonianza e la vostra frustrazione del legittimo desiderio di vivere la comunità a cui appartenete tramite nuove amicizie che facciano parte dell’ambiente di vita parrocchiale. Andando a messa la domenica (e ci è capitato di farlo anche in parrocchie diverse dalla nostra), spesso ci guardiamo in giro e ci diciamo che, se togliamo tutte le persone dai 50 anni in su, basterebbe una chiesetta di montagna a contenere l’assemblea. Di persone tra i 30 e i 50 anni ce ne sono veramente poche. Dei trenta-quaranta amici con cui trent’anni fa io (Edoardo) animavo il Gr.est. della parrocchia in cui ancora abito, solo uno, oltre a me, frequenta attualmente la chiesa (e la maggioranza degli amici abita ancora in paese).
La drammatica constatazione è che, oltre a essere rimasti in pochi a frequentare la chiesa, alla messa si ha l’impressione di assistere a un «rito anonimo di fedeli anonimi», come annota l’economista Pier Giorgio Gawronski. Non si sperimenta l’appartenza a una comunità di amici che attorno alla fede desiderano ritrovarsi, pregare, camminare nella carità e, magari, mangiare una pizza e fare una vacanza insieme. Nella migliore delle situazioni ci si saluta fuori del sagrato e poi ognuno torna alle proprie vite. Eppure non c’è stato periodo storico in cui avessimo più bisogno di intessere legami di comunità fraterni.
Carissimi, non demordete dal vostro intento, continuate a cercare amici con cui condividere il vostro originale impasto di vita e fede. Non abbattetevi, siate testardi, costruite situazioni di comunione dove ci si abbeveri dalla stessa fonte di vita, dove il dialogo e il confronto siano al centro. Sappiate che non state facendo tutto questo solo per il vostro legittimo bisogno di relazioni tra giovani famiglie, lo state facendo anche per il bene di tutta la comunità e di tutta la Chiesa.
Parlate con il parroco, organizzate un ritiro di almeno mezza giornata (se sono due meglio), invitate qualcuno della diocesi che sappia attualizzare il Vangelo, che vi dia l’occasione e il tempo di confrontarvi tra di voi come coppia e tra coppie. Occasioni in cui ci sia un cospicuo tempo passato a raccontarvi le vostre paure, le fragilità, ma anche le speranze e le bellezze che una vita quotidianamente consegnata al Padre misericordioso porta con sé. Per esperienza sappiamo che non c’è nulla che ci apra e ci leghi di più gli uni agli altri che il consegnarci reciprocamente le proprie vite, per poi rileggerle alla luce della Parola di Dio.
Se riuscirete a seminare questo tipo di opportunità fraterne con un minimo di continuità, vi assicuriamo che si apriranno relazioni profonde e intime di amicizia. Se tutto questo non fosse possibile nella vostra parrocchia, allora apritevi alla possibilità di frequentare altri luoghi e altre realtà ecclesiali, affinché possiate vivere una fede condivisa tra volti noti. È una bellissima esperienza quella di sentire che si è tralci vivi legati alla stessa vite. Tralci amici dello stesso Amico. Preghiamo per voi e per tutti i costruttori di comunità vive.
Edoardo e Chiara Vian
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