30 Settembre 2021

I preliminari dell’amore

L’amore cristiano non è poi così diverso dall’amore umano, anche nelle sue manifestazioni più quotidiane. E come potrebbe essere altrimenti, visto che il nostro è un Dio che ha voluto farsi uomo?
I preliminari dell’amore

© JeSuisLAutre

Siete voi stessi a insegnarmelo. Non si arriva all’amore, né a quello spirituale né, tanto meno, a quello umano, direi persino carnale, per via diretta. Non si viene catapultati o paracadutati, saltando tutte le premesse, lì, nel bel mezzo, dove l’amore tra un uomo e una donna si esprime al suo massimo di passione e condivisione, corpo e anima congiunti in tutti i sensi (e anche i sensi, se così si può dire, in tutti i sensi: tatto, vista, udito, gusto, odorato e molti altri). Insomma, ci vuole «maniera», come si diceva una volta. C’è modo e modo: nella consapevolezza che tutto deve essere prima seminato, accudito, annaffiato, aiutato a crescere, persino potato, raddrizzato, affinché arrivi a fiorire e a far maturare il suo frutto. E perché la crescita possa continuare anche dopo, seppur con stagioni diverse.

Se l’amore tra un uomo e una donna sta saldamente e al sicuro nel Sancta Sanctorum, nel cuore, nel luogo più sacro del tempio, lì dove anche Dio sta – e dove abita ne dice tutta la dignità e la bellezza –, fuori, nel vestibolo e persino nell’atrio del tempio ci sta, ci deve stare, qualcos’altro. Che prepari, preannunci e in un certo senso anticipi la meraviglia e il miracolo che sta per succedere. Nell’atrio ci stanno tutte le «manovre di avvicinamento», lo scambio delle prime frasi sconclusionate, l’annusarsi a vicenda. Ci sta il gioco tra vicinanza e distanza, che tanto serve al discernimento. Nel vestibolo, invece, bisogna cominciare a «indossare le parole dei giorni di festa», come diceva il poeta Rilke. Lì ci sta l’attesa, che serve a far maturare il desiderio e a dare la giusta misura al mio punto di vista, e che è rispetto dei tempi e dei bisogni di entrambi i partner.

Ditelo ai nostri giovani, che l’attesa non è lo scotto da pagare, gli ormoni da tenere a bada, ma l’aria che circola tra due persone che si vogliono bene e si rispettano! E ci sono anche tutti quei gesti, tutte quelle parole, tutte quelle attenzioni, tutte quelle gentilezze, a volte del tutto semplici, quotidiane, spontanee, ma mai scontate: un bacio, una carezza, un fiore, un sms, un «grazie», uno «scusa», un caffè a letto, un profumo, una preghiera condivisa. E tutti quegli altri preliminari che fanno bene all’amore giorno per giorno, pure sotto le lenzuola. Perché ne sono la forza e la verità anche nella quotidianità. Aiutano a dire «noi». Altrimenti è un’altra cosa.

E se l’amore è amore, allora le stesse regole valgono anche quando parliamo di amore cristiano. Che, certo, se è a immagine dell’amore che il Padre ci ha voluto e ci vuole in Gesù, non ha altra definizione possibile: non c’è amore più grande di colui che dà la vita per gli altri. Nel caso di Gesù, addirittura, in maniera del tutto gratuita. Anzi, senza essere nemmeno certo che noi prima o poi avremmo capito e perciò corrisposto per le rime.

Ma anche questo amore massimo vuole i suoi preliminari. Dare un bicchiere d’acqua all’assetato (il discorso, e perciò anche il dovere, non cambia se questi non è seduto con noi al bar ma è assetato piuttosto di giustizia, dignità, libertà, lavoro), vestire gli ignudi (che c’entra meno col senso del pudore, quanto piuttosto col permettere a ognuno di non vergognarsi di sé davanti a noi, di avere un abito che lo faccia monaco, sposato, madre e via dicendo), accogliere gli stranieri (riconoscendo che ognuno ci è un po’ straniero, è diverso da noi e noi lo siamo per lui, per cui questo preliminare diventa un vero e proprio laboratorio dell’ospitalità, con chi ci è vicino e con chi viene da lontano). Solo alcuni semplici esempi, alla nostra portata, se ha da essere amore cristiano. Altrimenti è un’altra cosa.

 

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Data di aggiornamento: 30 Settembre 2021
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