Antonio, un amico
Da qualche tempo seguo le tracce di Antonio. Mi accorgo che oramai lo chiamo così, dimenticando che è Santo. Come se fosse un amico, me ne rendo conto mentre sto scrivendo. Ed è quanto mi dicono i pellegrini e i fedeli quando chiedo cosa sia Antonio per loro: «Un amico».
Da qualche tempo, viaggio verso i luoghi della devozione antoniana. Vado a Istanbul per scoprire, con stupore, donne e uomini musulmani che sfiorano la statua del Santo, accendono candele, ne invocano l’aiuto. Vado sulla collina di pietra a Laç, in Albania e mi confondo con le migliaia di pellegrini, in gran parte musulmani, che, nella notte tra il 12 e il 13 di giugno, giorni del Santo, vegliano in preghiera.
Torno in Italia, vado a Rimini, e ascolto: «È chiaro/che il pensiero dà fastidio/anche se chi pensa/è muto come un pesce/anzi è un pesce/e come pesce è difficile da bloccare/perché lo protegge il mare/come è profondo il mare». Lucio Dalla. Ancora una sorpresa: Lucio, nel 1977, aveva appena visitato il Kunsthaus, il museo di arte moderna di Zurigo e si era fermato incanto di fronte alla Predica ai pesci, quadro di Arnold Böcklin, che ricordava uno dei miracoli più sorprendenti di Sant’Antonio: i pesci che escono dal mare per ascoltarlo.
Quante sorprese attorno al Santo. E lo stupore non finisce mai, quando, in un vicolo di Rotonda, paese del Pollino occidentale, scorgo tre donne, uscite di casa al mattino presto, per disegnare, sul selciato, là dove passerà la processione del 13 di giugno, un mandala, con riso e pietruzze colorate.
Vi è confidenza con sant’Antonio.