Avere a cuore

Non bisogna possedere delle caratteristiche particolari per mettere in pratica la misericordia. Non serve appartenere a qualche specifica religione o provenire da una nazione anziché da un’altra. Bisogna soltanto ascoltarci e aprire le porte agli altri.
12 Marzo 2016 | di

Oggi pensavo a quante volte mi sono trovato bloccato ai piedi di una ripida e inaccessibile scalinata. Eppure ho sempre incontrato delle persone pronte ad aiutarmi, a sobbarcarsi il peso della mia carrozzina e a sollevarmi fino al piano superiore. E quante volte, per entrare in un qualsiasi negozio, ho trovato degli esseri umani disposti a tenermi spalancata la porta a vetri per farmi entrare. In altri casi, come ad esempio quando ero fuori città per incontri e convegni, dei perfetti sconosciuti mi hanno fatto bere dell’acqua fresca e imboccato con deliziosi cibi del territorio. Potrei continuare all’infinito. Ma chi erano queste persone? Italiani o romeni, europei o asiatici, cattolici, atei o musulmani? Persone per bene o terroristi?

Non lo so, non l’ho mai chiesto a nessuno di loro. Anche perché, osservandoli, mi sono reso conto che ciò non era importante. L’unica cosa evidente fin dal primo sguardo è che non appartenevano necessariamente a nessuna religione in particolare e che non provenivano da nessuna nazione o confine predefinito. Erano persone di tutti i tipi, di tutte le età e di tutti i colori. E questo è affascinante e amplia i nostri orizzonti. Eppure io lo so chi erano (e sono) loro, o almeno a me piace pensarli e chiamarli così: «Inconsapevoli promotori di Misericordia». L’etimologia di quest’ultima parola è chiaramente latina (da misereo, «aver pietà» e successivamente «aver a cuore») e ci spiega che la Misericordia è un sentire autentico che, come dice il termine, non parte dal nostro cervello, ma dal nostro cuore.

Per questo per me è importante sottolineare i gesti di queste persone, perché è una reazione che parte da un primitivo sentimento umano, un sentire senza premeditazione che abbiamo tutti e che va al di là di ogni logica spiegazione. «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Così ha scritto Matteo (25,40) in un noto passo del Vangelo.

Qualche mese fa vi ho parlato degli «inconsapevoli promotori di inclusività»; oggi per me è importante sottolineare le condotte degli «inconsapevoli promotori di Misericordia». Perché tutti possiamo essere, e spesso lo siamo senza accorgerci nemmeno, misericordiosi verso gli altri, soprattutto in tempo di Quaresima e in un anno speciale come questo, l’anno del Giubileo straordinario della Misericordia, proclamato da papa Francesco. Un anno che è iniziato con l’apertura della Porta Santa, un gesto dal forte valore simbolico. Troppo spesso, infatti, la nostra porta interiore è chiusa a chiave, specie in un periodo così pieno di conflitti come questo, e quella serratura ci impedisce di far traboccare quelle buone azioni, quei semplici gesti, quelle opere giuste che partono dal cuore e arrivano a chi ne ha bisogno. Questa è la Misericordia. Non bisogna avere delle caratteristiche particolari per esercitarla, bisogna soltanto ascoltarci e aprire le nostre porte agli altri. E voi, avete mai incontrato degli inconsapevoli promotori di Misericordia?

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Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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