Brexit: risvegliarsi stranieri
La Gran Bretagna ha scelto il divorzio dall'Unione Europea, dopo 43 anni di convivenza tumultuosa. L'inaspettata vittoria dei sostenitori del Brexit– dopo una campagna che ha assunto toni violenti culminati con l'assassinio della parlamentare laburista Joe Cox – ha, in poche ore, provocato un terremoto sociale, politico ed economico non soltanto sull'isola ma nel resto del mondo. Anche l'iniziale tripudio di chi ha optato per il «Leave» è stato sostituito dalla doccia gelata delle conseguenze concrete provocate dal referendum, che rischiano di paralizzare il Paese.
Il voto del 23 giugno ha mostrato una profonda spaccatura e un regno disunito. Londra, la Scozia e l'Irlanda del Nord hanno scelto il «Remain» mentre nelle campagne del nord inglese ha vinto la propaganda politica che aveva puntato sul bisogno di bloccare l'immigrazione. A prevalere sono stati la disinformazione e l'egoismo che hanno portato soprattutto i più anziani a sognare un ritorno nostalgico e anacronistico a un Regno che non esiste più.
Attacco alla culla del melting pot
La capitale inglese, «melpot» culturale per eccellenza con un neo sindaco di origini pachistane, con milioni di immigrati che l'hanno resa straordinariamente versatile e multietnica, deve ora affrontare la crisi che probabilmente le farà perdere i privilegi di capitale mondiale della finanza ma anche della cultura e della multietnicità. Banche, assicurazioni, compagnie aeree, multinazionali, potrebbero a breve chiudere le loro filiali lasciando un vuoto incolmabile, mentre il governo – con il primo ministro David Cameron che ha già annunciato le proprie dimissioni – si troverà a dover affrontare una gravissima crisi economica e non avrà i soldi (che in gran parte arrivavano dall'Unione Europea) per garantire alle attività commerciali tutti i vantaggi burocratici e fiscali che avevano loro permesso di fiorire. Anche chi chiede ora a gran voce di tornare alle urne o chi cerca il cavillo negli articoli della Costituzione europea o nel parlamento inglese, sa che ormai il danno è fatto.
Italiani sotto shock
Le centinaia di migliaia di italiani che negli ultimi anni hanno scelto Londra come meta o più spesso come prima tappa del loro cammino si sentono a disagio, «stranieri in terra straniera» come ha dichiarato Maria Iacuzio del Comites di Londra. Rosa Maria Letts, direttrice dell'Accademia Italiana Club, ha così commentato il risultato del referendum: «Siamo di nuovo nell’ “isola verde in un mare di cristallo” di shakesperiana memoria, di nuovo isolati. E siamo scioccati come tutti gli inglesi che volevano restare in Europa. Ciò che ci ha colpito sono stati gli anziani che hanno votato per proteggere la propria sovranità nazionale ma soprattutto i loro privilegi. I giovani hanno votato per restare nel 21° secolo uniti dal desiderio di appartenere a un’Europa comune, di cui avrebbero potuto influenzare il futuro».
Tam tam sui social
Migliaia sono stati gli sfoghi sui social da parte di nostri connazionali che non hanno né la residenza né la cittadinanza britannica e che si trovano potenzialmente a un bivio. Giulio da Finchley dice: «Tra le spinte xenofobe in America e quelle in Gran Bretagna, forse la scelta migliore è quella di rimpatriare». Angelo ha un negozio di alimentari italiani: «Uscendo dal mercato comune i prezzi aumenteranno e se non ci saranno neppure gli sgravi fiscali di cui godono i negozianti non avrà senso continuare a vivere e lavorare qui». Qualcuno non perde il sorriso (amaro):«Gli inglesi torneranno alla loro dieta di fish and chips e a mettere il ketchup sulla pizza!».Giovanna Bernini e il marito Gianluca Masotti vivono a Londra da molti anni: «Gli inglesi non sopportavano più quegli immigrati che si approfittavano del welfare britannico e non accettavano il sistema europeo sull'immigrazione. Inoltre temevano la possibile entrata della Turchia in Europa. È stato un voto di protesta che dovrebbe far riflettere i burocrati di Bruxelles. Gli inglesi non avrebbero mai dovuto lasciare l'Unione, però l'inflessibilità della Comunità ha causato la facile propaganda dei sostenitori dell'uscita dall'Europa. Indubbiamente saranno i giovani che soffriranno maggiormente per le limitazioni negli spostamenti, l'insicurezza economica e l'isolamento in un mondo che ormai è intercomunicante».
Una beffa per gli italiani di Scozia
Ma chi si sente ancora più beffato dalla vittoria dei Brexiters sono gli scozzesi che nel 2014 avevano votato per restare in Gran Bretagna e ora si sentono catapultati nell'isolamento. Abbiamo chiesto un’opinione al giornalista Ronnie Convery, fiduciario dell'Associazione Italian Scotland: «Sono andato a dormire da Europeo e mi sono svegliato straniero. La Scozia è stata trascinata fuori dall'UE contro la sua volontà. Ora inizia per noi l'anno zero. Come si prospetta il futuro, specie per i giovani che, viaggiando liberamente, potevano arricchire la propria esperienza all'estero? Mi dispiace per tutti i cittadini nell'Unione Europea che sono venuti nel nostro Paese per lavorare e per portarci la loro cultura. Oggi vivono nella paura. Si sentono respinti. A loro dico: mi dispiace per una campagna politica di odio e di razzismo. La Scozia vi ha sempre accolto per poter costruire insieme un futuro europeo comune».
Non è forse difficile interpretare anche le emozioni dell'anziana Elisabetta II che poteva concludere il proprio lunghissimo regno in modo quanto mai trionfale con un Paese forte, unito, in pace da settant'anni ed esempio d'integrazione culturale. E, invece, rischia di lasciare in eredità al Principe Carlo una nazione divisa e sull'orlo di una grande crisi morale e di identità. Mai come ora per lei e i suoi sudditi vale il detto: «Keep calm and carry on».