
Ceramiche d'artista a Monreale
Materiale da sempre associato all'artigianato, la ceramica ha vissuto nel XX secolo, in Europa e non solo, una grande fortuna nel campo dell'arte e della sperimentazione linguistica. Ripercorre proprio quel periodo la mostra «Da Picasso a Warhol. La ceramica dei grandi artisti», aperta fino all'8 dicembre nella Sala Novelli del Complesso Monumentale normanno Guglielmo II di Monreale. Promossa dal Comune di Monreale, attraverso l’Assessorato ai Beni Culturali, in collaborazione con la società produttrice Renaissance srl, e curata da Vincenzo Sanfo, l'esposizione raccoglie circa cento opere di sessanta artisti dalla Francia agli Stati Uniti, dall'Italia fino alla Cina. Sette le sezioni intorno a cui si sviluppa la rassegna: «Un percorso storico»; «Cina, tra poesia e contestazione»; «Latino America e la forma del colore»; «Presenze italiane»; «Concettuale d'autore»; «La gioia della Pop Art»; «La ceramica al femminile». Dai piatti alle brocche, passando per tazze, sculture e oggetti decorativi, «La ceramica d’artista rappresenta, all’interno del panorama delle arti visive del Novecento, uno spazio liminale e affascinante, sospeso tra l’eredità artigianale e la volontà di sovvertire i confini convenzionali tra le discipline» commenta il curatore, Vincenzo Sanfo.
Primo protagonista della mostra: Pablo Picasso che nel 1948 si trasferisce a Vallauris, in Costa Azzurra, e inizia a familiarizzare con la ceramica, dando vita a una grande produzione (oltre tremila pezzi realizzati dalla fabbrica di Madoura) che influenzerà l'arte successiva. La rassegna prosegue con le creazioni di Sonia Terk Delaunay e Marc Chagall, a quelle di Andy Warhol e di Salvador Dalì. Dall'orfismo al surrealismo, passando per astrattismo e pop art, il viaggio continua in Italia con Salvatore Fiume, Luigi Mainolfi, Marco Lodola e Marco Nereo Rotelli. Poi vira verso l'approccio radicale di Paola Gandolfi e Jenny Holzer. E si sofferma sulla ricerca e sul radicamento territoriale espresso dai cinesi Ai Weiwei, Pan Lusheng, Zhang Hong Mei e Xu De Qi, ma anche dagli artisti sudamericani Nicolás Leiva, Darío Ortíz, Gustavo Aceves e José Bedia. Nel Complesso Monumentale normanno Guglielmo II, infine, trovano anche posto le idee di artisti nordamericani come Jean-Michel Basquiat, Keith Haring e Sol LeWitt, che affrontano il medium ceramico come spazio di traduzione di una poetica già consolidata.
«Nel suo insieme - spiega ancora il curatore Vincenzo Sanfo -, la mostra non si propone come una semplice rassegna antologica, ma come un dispositivo critico, capace di restituire la molteplicità di approcci che la ceramica ha assunto nella cultura artistica degli ultimi due secoli. Il dialogo tra artisti, geografie, materiali e forme si riflette anche nel rapporto con il territorio ospitante, che da sempre conserva una tradizione ceramica radicata, in particolare nelle aree dell’Italia meridionale e centro-settentrionale. Le produzioni storiche di Vietri, Faenza, Caltagirone o Deruta rappresentano non soltanto un precedente tecnico, ma una memoria diffusa che risuona in alcune delle opere esposte, suggerendo affinità elettive e risonanze sotterranee. Nel porre in relazione questi percorsi, la mostra assume anche una funzione educativa e di consapevolezza, riaffermando il valore della ceramica quale luogo di mediazione tra culture, linguaggi e temporalità, in un momento storico in cui la riflessione sulla materia, sul gesto e sulla manualità torna al centro del discorso artistico contemporaneo».
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