Chi ha paura del lupo?

Mentre gli avvistamenti di lupi si fanno sempre più frequenti in tutta Italia, la paura veicolata dalla disinformazione dilaga tra abitanti, turisti e allevatori. Ma siamo proprio sicuri che il lupo sia davvero una minaccia?
07 Marzo 2022 | di

«Svegliati alle 5 dagli ululati», «Lupi sempre più vicini alle case», «Cane sbranato dal branco», «Razzia di pecore a pochi metri dal centro abitato». Che siate assidui lettori di quotidiani o casuali utenti di siti d’informazione, di certo vi sarà capitato negli ultimi tempi di imbattervi in titoli di questo tipo. Cacciato quasi fino all’estinzione e scomparso dai nostri boschi per un secolo, ora il lupo – complici l’inurbamento e la rinaturalizzazione di aree un tempo abitate – è tornato in Italia. Niente di nuovo, direte. Del resto, è dal 1971 (coi decreti Natali e Marcora del 1976) che è specie protetta. A fare notizia in questi ultimi anni, però, è il numero crescente di avvistamenti da Nord a Sud, come se questo predatore avesse ormai saturato tutta la Penisola e invadesse in qualche modo il nostro spazio vitale.

Ma siamo davvero sicuri che il lupo sia una minaccia? Che cosa c’è di vero nelle notizie che infestano il web e alimentano la paura? Lo abbiamo chiesto a Piero Genovesi, responsabile del servizio coordinamento fauna selvatica ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale): «Dagli anni ’70 il lupo ha man mano ricolonizzato tutto il nostro Paese, dagli Appennini alle Alpi, spingendosi fino in Val Padana e sul Delta del Po. Lupi sono stati avvistati pure nelle zone costiere della Toscana e della Puglia, nei paesini abruzzesi e nell’area romana di Fiumicino o dell’EUR. Tutto questo senza mai rappresentare un reale pericolo per l’uomo. A oggi si presume che questi predatori abbiano superato i duemila individui», anche se per il numero aggiornato dobbiamo attendere ancora qualche settimana. Giusto il tempo di analizzare i dati del primo monitoraggio del lupo su scala nazionale: un progetto realizzato dall’ISPRA attraverso una rete di mille e cinquecento volontari, trentaquattro associazioni regionali-locali, venti parchi nazionali e dieci università, per un totale di 3 mila persone coinvolte. «Abbiamo suddiviso l’Italia in celle per operare un monitoraggio coordinato – dice Genovesi –. Da ottobre 2020 ad aprile 2021, percorrendo 80 mila chilometri, sono stati raccolti 25 mila segni di presenza del lupo (di cui 16 mila escrementi) e sono stati registrati oltre 6 mila avvistamenti tramite foto-trappole».

Verità in Rete

A fornire un contributo prezioso nel monitoraggio ISPRA in Nord Italia è stato il team del progetto europeo LIFE WolfAlps-EU, partito a settembre 2019 e che proseguirà fino al 2024, con l’intento – si legge nel sito www.lifewolfalps.eu – di «migliorare la coesistenza fra il lupo e le persone che vivono sulle Alpi, costruendo e realizzando soluzioni condivise insieme ai portatori di interesse, per garantire la conservazione a lungo termine del lupo sulle Alpi». Non è possibile, però, migliorare i rapporti tra animale e uomo se alla base persistono false credenze. Da qui l’idea di realizzare un libro digitale, scaricabile gratuitamente online, che faccia chiarezza sulle principali fake news relative al predatore più temuto d’Italia. Pubblicato sul sito www.lifewolfalps.eu lo scorso novembre, in collaborazione con Facta.news, Lupus in bufala – questo il titolo del manuale – insegna a diventare lettori critici, smascherando le false notizie. Qualche esempio?

1) Il lupo si nutre principalmente di pecore e bestiame. Falso! In realtà la sua dieta è costituita per lo più da animali selvatici come cervi, cinghiali, caprioli… ma anche da nutrie, frutta, rifiuti e scarti d’allevamento. «Il lupo – si legge nel manuale – è un predatore opportunista, che si adatta alle condizioni ambientali che trova e che si ciba delle specie più abbondanti, in genere scegliendo quelle più vulnerabili».

2) Il numero di esemplari cresce all’infinito: falso! «La quantità di animali in uno stesso territorio rimane stabile nel tempo. Ciò accade perché ogni territorio ospita un numero ridotto di branchi e perché, all’interno di ciascun branco, solo la coppia maschio-femmina dominante si riproduce annualmente. Gli esemplari giovani abbandonano la famiglia d’origine tra il primo e il secondo anno di vita, per cercare un territorio in cui stabilirsi, andando spesso incontro a morte prematura (sulle Alpi in media sopravvive un esemplare ogni quattro)».

3) Il lupo è pericoloso per le persone. Falso! «Il lupo è diffidente nei confronti degli esseri umani, che considera potenziali minacce e, se può, evita di incontrarli. In Italia, a partire dal secondo dopoguerra, non sono state documentate aggressioni confermate da parte di lupi nei confronti di persone fino al recente caso del lupo di Otranto, del 2020. Si tratta però di un caso particolare: era un lupo confidente». Ovvero, parafrasando il Management of bold wolves LCIE (Large Carnivore Initiative in Europe), «un lupo che tollera ripetutamente le persone in quanto tali entro trenta metri o che si avvicina attivamente e ripetutamente alle persone all’interno di questa distanza».

Un caso rarissimo, insomma, che però non va incoraggiato con comportamenti errati. «Mai nutrire lupi, mai lasciare cibo o avanzi fuori casa» avverte Luigi Molinari, biologo del Wolf Appenine Center. Altra regola d’oro per evitare incontri indesiderati: «Tenere i cani al guinzaglio o, comunque, sotto controllo nel raggio di venti metri: non si è mai visto un lupo attaccare un cane vicino al padrone». Diverso il discorso se l’animale domestico è solo, se resta incustodito di notte, magari in un recinto o alla catena. Essendo un grande carnivoro, il lupo vive uccidendo altri animali. Sta a noi applicare misure di prevenzione adeguate, a maggior ragione se si è allevatori. «Certo, allevare animali in presenza di lupi è complicato, e noi veniamo da un secolo in cui eravamo abituati a non preoccuparcene – continua Molinari –. Ma con l’aiuto di recinti elettrificati, cani da guardiania a difesa delle greggi, pastori e stalle per la notte, la convivenza è possibile».

Investire in prevenzione significa ridurre sensibilmente, anche dell’80 per cento, i danni causati dal lupo al bestiame (danni che comunque di solito vengono risarciti dalle Regioni). E, nonostante questo, in molte località il bracconaggio continua a imperversare. «Nel 2021, tra Parma e Reggio Emilia, abbiamo rinvenuto una trentina di carcasse di lupo – aggiunge Molinari –: il 30 per cento era stato ucciso illegalmente. Purtroppo in Italia sono frequenti gli avvelenamenti del lupo. Per non parlare degli investimenti stradali». Ancora una volta la disinformazione rema contro di noi. Se i responsabili di tali uccisioni conoscessero il ruolo di questo carnivoro nella biosfera, forse cambierebbero approccio… «In quanto predatore-inseguitore di vertice che si ciba dei soggetti più deboli, il lupo svolge una funzione cruciale nell’ecosistema, con effetto a cascata su tutti i suoi componenti» continua Luigi Molinari. Un ruolo, insomma, di spazzino-regolatore. Con buona pace di chi lo accusa di mettere a rischio, con la sua voracità, altri animali. «Da cinquant’anni – precisa Molinari –, le popolazioni di ungulati e di cinghiali sono in aumento in diverse zone d’Italia (i caprioli, ad esempio, sono circa mezzo milione e i cinghiali quasi un milione), in primis in Emilia Romagna: segno che la presenza del lupo non è una minaccia».

Qualcuno potrebbe obiettare che non tutti i lupi sono uguali. Che c’è lupo e lupo. O meglio, lupo e ibrido. Un’altra bufala da smascherare… «Gli ibridi esistono e la loro presenza è documentata geneticamente in Piemonte, nei pressi di Acqui Terme – chiosa Luigi Molinari –. Ma non è vero che sono più pericolosi perché non temono l’uomo. L’unico rischio dell’ibridazione riguarda il patrimonio genetico del canis lupus italicus che, mescolandosi a quello del suo discendente – da cui lo separano 30 mila anni di addomesticazione –, viene compromesso». Ancora una volta a fare la differenza è la buona informazione. Alla base di un rapporto armonioso tra esseri viventi c’è sempre la conoscenza: qualsiasi sfida, infatti, prima di essere affrontata, va studiata e compresa. «Tutto ciò che non si conosce fa paura – conclude il biologo Luigi Molinari –. Ecco perché è importante anzitutto far capire alla gente cos’è davvero il lupo. E in secondo luogo, quanto i nostri comportamenti influiscono sui suoi». Se poi un giorno, camminando da soli tra gli alberi, vi sentirete osservati e proverete un brivido lungo la schiena, ricordatevi che la paura, come pure il rispetto, non è mai a senso unico.

 

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Data di aggiornamento: 07 Marzo 2022
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