Un grazie al bue e all’asinello

Benediciamo i pastori che, con pecore e buoi, fanno compagnia a Gesù. Nella speranza che nessuno nasca in un luogo non accogliente.
25 Dicembre 2021 | di

Nel messaggio della Cei in occasione della festa annuale del Ringraziamento, un’attenzione particolare è stata dedicata agli animali. Tutti siamo invitati a lodare il Signore per la loro presenza nelle nostre campagne.

Anch’essi parte di quel Creato per il quale noi ringraziamo Dio di donarci, attraverso di loro, il latte, i formaggi, il miele, la carne e il pane. Questo richiamo agli animali è stato per me come rivivere un pezzetto di infanzia. Nel cortile di casa, in Trentino, nella vitalità delle corti contadine, vi erano sempre galline, mucche, buoi.

E anche tori, perché mio zio aveva la sede della «monta del paese». Indispensabili tutti quegli animali, fonte di reddito per la famiglia. Protagonista in quel mondo era il veterinario, che diventava spesso salvezza davanti a un improvviso malessere della mucca. E che festa veder nascere, in trepidazione, il vitellino – subito leccato con tenerezza dalla sua mamma –, e poi esultare per i suoi primi timidi passi.

Se ci pensiamo, ogni animale è un regalo che si fa vita. Poche volte siamo loro grati, poche volte capaci di riconoscerne la preziosità, come accade invece quando visitiamo un allevamento di polli, frequenti in Molise e che rappresentano la ricchezza di certe zone. Oggi si torna a investire in capannoni per il pollame, perché è redditizio.

Oltre tutto l’attenzione ecologica ha migliorato l’ambiente degli allevamenti che ora vengono realizzati con più attenzione agli animali. A dar vita alle nostre stalle, spesso troviamo amici dell’India, specie della religione sikh, amabili nel capire e trattare le mucche. Come non dire loro un doppio grazie? Merito di questi fratelli e sorelle, ora ben integrati, se possiamo continuare l’arte dell’allevamento.

Anche grazie a loro il Bambino Gesù pure quest’anno troverà il bue accanto al suo presepe: è il riconoscimento di quel lavoro di fatica, poco stimato, che non deve essere insidiato dal caporalato che tutto sciupa e rovina.

E poi non dimentichiamo le api. Quella dell’apicoltore è un’arte antica e meravigliosa. Non tutto sappiamo di questi animaletti, indispensabili per il Creato. Eppure, con la dolcezza del loro miele rendono gioiose le nostre tavole nella colazione di Natale.

La loro presenza ci dice che la cura della Terra è cura di noi stessi. Lo afferma papa Francesco nella Laudato si' e lo ha ribadito la Settimana sociale dei Cattolici italiani, svoltasi a Taranto a ottobre. In quei giorni abbiamo potuto visitare un’azienda pilota per la coltivazione delle melagrane. Dove hanno avuto una felice intuizione: trasformare le bucce di scarto in humus da rimettere ai piedi degli alberi.

A compiere la trasformazione sono i lombrichi, esseri piccolissimi e silenziosi che compiono il miracolo mutando il rifiuto in ricchezza. E allo stesso modo si pensa di trattare i gusci delle cozze per farne carbonato di calcio. Non ci resta che lodare Dio per questi silenziosi miracoli!

Anche il mese di dicembre ci presenta un pezzetto di una «corte rurale di famiglia». Con un rapido riferimento biblico, infatti, la tradizione pone nella grotta di Gesù anche il bue e l’asinello.

Due animali che rendono calda la grotta, di quel calore che si fa vita e accoglienza. Quasi un monito per l’Europa di oggi, perché sia altrettanto ospitale verso chi, venendo dal mare gelido, vorrebbe un luogo caldo e accogliente come la grotta di Betlemme.

Attorno al presepe, allora, quest’anno non solo cantiamo con gli angeli, ma benediciamo anche quei pastori che con le loro pecore e i buoi sanno far compagnia a Gesù. E nel cuore coltiviamo la speranza che chiunque nasca trovi sempre una «grotta» accogliente, anche i neonati che attraversano il mare sui barconi.

 

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Data di aggiornamento: 25 Dicembre 2021

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