Che sia un energico Natale

Arriva un Natale che chiede di mettere la commozione al servizio delle nostre migliori energie, per sostenere progetti capaci di servire la vita di ogni bambino.
24 Dicembre 2021 | di

Energico Natale, si può dire? «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5). Ogni anno la profezia di Isaia ci avvolge davanti alla Natività. Per noi. Non c’è niente di meno nostro di un bambino, anche se lo diciamo mio, mio figlio, il mio piccolo, il mio orgoglio. Certo, possiamo desiderarlo e far sì che possa nascere. Ma il desiderio non è potere e a volte i bambini arrivano altre volte non arrivano. E poi capita che arrivino senza che noi, come dire, esplicitamente li abbiamo desiderati. Con tutto quel che sappiamo e programmiamo, a volte arrivano ancora di sorpresa.

E comunque arrivi, un bambino è un bambino. È lui, diverso dal nostro sogno, e se cerchiamo di modellarlo a immagine del nostro desiderio, allora gli facciamo violenza pura e semplice, dal principe padre della Monaca di Monza dei Promessi Sposi fino ai genitori che «guardi, professoressa, un liceo lo deve fare», «con la musica non si mangia», «sì, è vero che disegna così bene che ci si commuove, ma l’artistico è per chi non ha i piedi per terra».

Un Dio con i piedi per terra non sarebbe nato bambino in un’epoca e in una terra in cui cinque bambini su dieci non arrivavano a compiere l’anno e la speranza di vita alla nascita era meno di quarant’anni. E invece sì. E ha rischiato davvero tutto quello che i bambini allora rischiavano, altrimenti sarebbe tutta una farsa, il docetismo che i Padri della chiesa hanno confutato, con energia appunto. Ed era talmente vero, il rischio, che Gesù è proprio morto, più giovane della media del tempo, di morte violenta. Ma quando è nato, intorno a lui si è mosso il mondo buono che permette ai bambini, inetti, inermi, esposti, nudi, nemmeno il pelo hanno, nemmeno le piume, il mondo che permette loro di crescere.

Il nostro Natale moderno è dolce, il corteo tradizionale di cori delicati coccola i sentimenti, l’abbondanza dei pranzi in famiglia ci rassicura nel nostro benessere e il bisogno degli altri sembra meno minaccioso così che li guardiamo con un’ondata di più morbida simpatia. Ma il Natale del Vangelo è soprattutto energia: di genitori che cercano cercano e infine trovano il posto giusto in cui far nascere il figlio; di pastori che si alzano nella notte e vanno a vedere se davvero è arrivato per loro il Messia; di genitori perseguitati costretti a diventare migranti per salvarsi dalla furia di Erode.

Il Natale è somma felicità, paura che toglie il respiro, movimento, nascondimento, ritorno, attesa. Moltitudine di inizi, per noi. Inizia una vita, inizia il nostro impegno di cura, inizia il compimento della profezia, inizia una collettiva chiamata alla responsabilità. Il mondo ha bisogno di pace perché cresca il Bambino, perché crescano i bambini. Altrimenti morirà, come muoiono oggi i bambini. Una strage degli innocenti. Nel 2020 due milioni di bambini sono morti di denutrizione e negli ultimi due anni pandemia e cambiamenti climatici hanno accelerato in modo impressionante la crisi alimentare portando a duecento milioni il numero di bambini che soffriranno la fame. La situazione è più grave dove ci sono conflitti, conflitti spesso legati all’acqua e al cibo, i beni comuni. Il futuro sarà terribile se non interverranno piani di sostegno alla salute e all’alimentazione (dati Save The Children, rapporto Emergenza fame, 21 ottobre 2021).

Ecco, oggi come allora arriva un Natale che chiede di mettere la commozione al servizio delle nostre migliori energie, per aiutare, in modo attento e competente, informandoci, su progetti che conosciamo e verifichiamo, laici o religiosi, ma qui siamo, ad agire, perché la vita la amiamo davvero. 

 

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Data di aggiornamento: 24 Dicembre 2021

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