Chi vogliamo essere?
Una Basilica colma di fedeli (nel rispetto delle norme anti covid) ha accolto oggi, nel giorno della festa del Santo, monsignor Fabio Dal Cin, delegato pontificio per la Basilica del Santo, che, insieme a fra Giancarlo Zamengo, direttore generale del «Messaggero di sant’Antonio», ha presieduto la Messa delle ore 10 per tutti gli abbonati alla rivista. «Implorai e venne in me lo spirito della sapienza: così l’antico credente di cui ci ha parlato la prima lettura chiedeva al Signore il dono della Sapienza – ha esordito Dal Cin –. La sapienza che domandava non è quella che ci arriva dalla cultura o dall’intelletto, per quanto siano molto preziose. No, è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio, di poter leggere gli avvenimenti della vita personale e del mondo con lo sguardo di Dio e vedere nella storia l’opera di Dio».
«La sapienza – ha proseguito il vescovo – non è un qualcosa di teorico: è Gesù di Nazareth la sapienza eterna di Dio, che irradia se stesso in ogni esistenza. E allora ciascuno di noi può cercare e trovare questa sapienza. Tutta la ricerca e il progresso culturale che ci spingono a cercare la verità la bontà e la bellezza sono pure ricerca di Cristo. Ma Antonio è stato uomo sapiente, non per la sua grande cultura, bensì perché ha sempre cercato non la sapienza del mondo, ma quella della fede. E non è stato facile nemmeno per lui, come sappiamo, questo cammino di ricerca. Eppure egli non ha desistito, ma ha sempre continuato a cercare Dio con retta intenzione. E poi ha saputo coltivare giorno dopo giorno la sua amicizia con Gesù, attraverso la lettura assidua del Vangelo, la frequentazione dei sacramenti, e con la carità e l’amore verso il prossimo, soprattutto i più bisognosi e fragili, accanto ai quali è sempre rimasto. Antonio dunque è stato un uomo saggio e sapiente perché ha lasciato che fosse Dio a condurre i suoi passi».
«Quello che stiamo attraversando è un periodo difficile – ha ricordato Dal Cin –, ma lo era anche quello vissuto da Antonio. Quello in cui lui peregrinò nel nord Italia e nel sud Francia per annunciare la Parola di Dio. La folla accorreva, affascinata dalla sua predicazione, perché Essa veniva da Dio, non era solo ciò che egli aveva imparato dai libri. E se oggi la sua parola è ancora viva, è proprio perché Antonio guardava le cose del mondo con gli occhi di Dio e annunciava Dio. Anche noi viviamo in un’epoca complessa, come ricordavo poc’anzi, un’epoca che mette alla prova la nostra fede, la fede dei cristiani. Un tempo in cui ci chiediamo: abbiamo fatto bene a puntare la nostra vita su Gesù Cristo? Ogni giorno noi siamo chiamati a chiederci se rimanere cristiani e continuare a frequentare la Chiesa. Ma, domandiamoci: siamo capaci di leggere ciò che accade intorno a noi con gli occhi di Dio? Chi stiamo ascoltando, Cristo e il suo Vangelo o i tanti venditori di aria fritta? Antonio ci ricorda che Dio continua a fidarsi di ciascuno di noi, non ci lascia mai senza il suo aiuto e continua a offrirci il pane buono del Vangelo. Antonio ricorda a tutti, oggi, che nel posto in cui operiamo siamo tutti missionari di Cristo».
«E allora - ha concluso monsignor Dal Cin - chi vogliamo essere? Cristiani sbiaditi o testimoni di Cristo? Antonio non ha aspettato di diventare grande per decidersi per Cristo, ma è diventato grande fidandosi di Cristo. Allora non aspettiamo tempi migliori per fidarci anche noi di Cristo, ma rendiamo più grande il tempo in cui siamo chiamati a vivere con il nostro annuncio e la nostra testimonianza di Gesù Cristo. Preghiamo Antonio, perché Gesù, tenuto da lui in braccio, sia il perno della nostra vita, ispiratore dei nostri pensieri e azioni, Signore di tutte le nostre relazioni».