
Clima, l’emergenza degli ultimi
Quaranta foto di Alessandro Grassani raccontano, fino al 27 aprile al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano, le periferie del mondo dove gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno prepotentemente sentire e colpiscono i più fragili, costretti a lasciare le loro terre non più fertili, divenendo così schiavi della paura e della fame.
Quello che si staglia ai confini della nostra civiltà è un inferno che la società opulenta del nord del mondo, ma anche la Cina e la Russia, spesso non vogliono (o faticano a) vedere. Eppure nella mostra «Emergenza climatica. Un viaggio ai confini del mondo», pastori, agricoltori, pescatori lasciano i luoghi d’origine cercando fortuna lungo vie tortuose e insidiose che quasi mai conducono a quella vita di riscatto a cui ambiscono, e che si consuma nella delusione ai margini delle città delle loro nazioni, o nelle nostre stesse città, sia che essi vivano in Mongolia con temperature rigidissime, nel Kenya afflitto dalla siccità, nel Bangladesh colpito da ricorrenti inondazioni, oppure nella tormentata Haiti ormai in balìa di bande armate. E dovendo fare i conti con un nemico ancora più subdolo: l’oblìo, se non l’astio e l’indifferenza di cui i migranti climatici sono spesso le prime e incolpevoli vittime.
Gli scatti di Grassani, classe 1977, preconizzano il pianeta che verrà esplorando gli scampoli di vita di un’umanità dolente e silenziosa, in cerca di un posto in cui poter sopravvivere, sullo sfondo di città tentacolari a cui sono aggrappati, come a un’arca, milioni di abitanti. Città che sono spesso ciminiere a cielo aperto, soprattutto in Asia, concorrendo a peggiorare il clima globale, ma che sono a loro volta, luoghi incapaci di dare futuro agli ultimi, e dove l’attesa di trovare nuove forme di sussistenza si scontra con l’emarginazione e la sopraffazione che proprio gli ultimi devono subire.
La direttrice del Museo Diocesano di Milano, Nadia Righi, osserva che «questa mostra è anche una risposta, parziale ma necessaria, all’appello di papa Francesco a impegnarsi nella sensibilizzazione nei confronti di un tema delicato e di interesse comune, che non coinvolge solo popoli distanti, ma ognuno di noi».
Alessandro Grassani viene dal mondo della fotografia pubblicitaria, ma ben presto il suo interesse si è orientato ai temi dell’attualità. È stato in più di 40 Paesi del mondo. Tra il 2003 e il 2009 ha documentato fatti ed eventi in Iran, Israele, Palestina, oltre che gli effetti del terremoto di Bam (Iran). Dal 2011 collabora con il «The New York Times». Ha lavorato a numerosi progetti culturali e a reportage per le Nazioni Unite, il German Institute for Human Rights e Doctors of the World.