Con gli occhi del Vangelo
Eccoci qui, all’inizio di una nuova esperienza. Mi piace guardare così a quanto mi aspetta, ma partendo da uno sguardo al passato, a ciò che mi precede. Più di cento anni di pubblicazione di una rivista che porta il nome del Santo francescano più conosciuto al mondo: Antonio di Padova. Essere il suo «messaggero» è la missione che ha impegnato tantissime persone, frati e laici, che si sono dedicate a questo compito, ciascuno secondo il suo ruolo e le sue capacità, contribuendo a costruire non semplicemente un periodico di informazione, ma un mondo di relazioni. Infatti, il «Messaggero» non è solo produzione di contenuti, ma uno strumento per instaurare un legame, un dialogo, avendo come patrono un Santo esperto di comunicazione, capace di toccare il cuore delle persone. Mi inserisco, a questo punto, nella successione dei direttori di questa rivista, ringraziando chi mi ha preceduto, in particolare fra Fabio Scarsato, con cui ho avuto occasione di collaborare negli ultimi tempi e che mi ha aiutato a introdurmi nel mestiere.
Il mondo che abitiamo in quest’epoca ci disorienta, ci fa sperimentare la mancanza di una prospettiva, di un orizzonte di senso. In pochi anni abbiamo vissuto la pandemia e un conflitto inaspettato ha riportato la guerra in Europa, per non parlare della crisi sociale che stiamo attraversando, soprattutto in riferimento alla qualità delle relazioni umane, spesso fredde e guidate da una logica commerciale, in cui sembra avere la meglio chi ha più potere d’acquisto. Siamo travolti, poi, da una quantità enorme di notizie, spesso contraddittorie tra loro, che destabilizzano e causano un senso di sfiducia verso il mondo dell’informazione. Per questo credo decisiva la disponibilità a guardare gli eventi che viviamo nella loro complessità, senza assolutizzare a priori una prospettiva, ma mettendosi in ascolto dell’umanità, facendo attenzione a non perdere di vista il piccolo e il povero, spesso dimenticati ma imprescindibili per una crescita armonica dell’umanità.
Ritengo dunque importante dare spazio anche a voci che mettono in discussione il mio punto di vista, ma che possono stimolare una riflessione, un confronto costruttivo: c’è sempre un raggio di sapienza in chi cerca la verità, in chi prova a comprendere con onestà come vanno le cose. La realtà è poliedrica, ha molte facce: è attraverso l’ascolto e il dialogo che si può istruire un percorso di conoscenza, pur senza lasciar da parte le peculiarità di ciascuno, in particolare quelle che sono le nostre radici. Pertanto, riconosciamo anzitutto la nostra identità francescana e i suoi valori: la vita secondo il Vangelo di Gesù Cristo, in ascolto della Chiesa nella realtà, in cammino come fratelli nella comunità umana.
Lo strumento che abbiamo per comunicare sono anzitutto i testi di questa rivista: parole e immagini che, combinate insieme, vogliono esprimere un significato, avviare una riflessione. Senza pretese di esaustività, né di stare al passo con l’ultima ora, ma concedendo uno spazio più disteso e chiavi di lettura efficaci. Penso sia indispensabile offrire l’occasione per fermarsi e cercare di ricomporre i pezzi di un mondo che pare sempre più in frantumi. Ci mettiamo in cammino: tanto è stato fatto, e vogliamo continuare a impegnarci con passione. Infine, un pensiero personale. Prima di essere direttore, io sono un frate francescano: questa è la vita che il Signore mi ha donato di intraprendere. Affido questo inizio all’intercessione dei cari fratelli Francesco d’Assisi e Antonio di Padova, alla sorella Chiara d’Assisi e a san Massimiliano Kolbe, del quale, fin dal Battesimo, porto il nome.
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