Pronto? Chi parla?

Sant’Antonio è giunto all’eremo di Montepaolo, nell’attuale provincia di Cesena Forlì. Come farà qui, lui, appassionato delle Scritture, a leggere l’amata Parola? Cercandola ovunque nel Creato…
02 Luglio 2021 | di

A questo punto della storia, le cose non sono più scontate o ovvie. Quella parola di Dio che Antonio aveva imparato a leggere e a scrutare nelle ricche biblioteche dei monasteri portoghesi dove aveva soggiornato, è la stessa, qui e ora? Allora, là, aveva a propria disposizione, oltre che tempi e luoghi fisici, e cioè ore e spazi a tal scopo deputati, anche libri, glosse, commentari. Nonché confratelli altrettanto eruditi e istruiti, che è cosa buona per confrontarsi e aumentare le proprie conoscenze bibliche. Là la Parola di Dio diveniva persino scontata, abituale: come dire? Entrava a far parte del panorama. Non dovevi neanche cercarla, perché era lì a portata di mano, a disposizione, da qualsiasi parte ti rigirassi. Se ne avevi bisogno, sapevi dove andare a trovarla: la citazione giusta, il versetto esatto. Ma questo era prima…

Qui, all’eremo di Montepaolo, un povero ricovero di sassi e frasche da condividere con altri frati, qualche umida grotta dove infrattarsi per un po’ di silenzio e solitudine in compagnia solo di Dio; qui dove non ci sono libri di nessuna sorte a disposizione, forse neppure una Bibbia completa; dove la trova, qui, la Parola di Dio?! Dove leggerla?! Certo, Antonio può vantare un’ottima memoria, e tutto l’impegno che aveva messo a suo tempo ad assimilare la Sacra Scrittura, ora torna buono. È però capitato in una famiglia religiosa che sembra non avere un buon rapporto con gli studi, anzi, che guarda con sospetto i libri in genere, tant’è che si è data la regola di non possederne.

Povertà e carità al prossimo sembrerebbero da queste parti ben più importanti e apprezzati dei libri: ad Antonio, attorno al fuoco dell’eremo in qualche fredda serata, avevano sicuramente raccontato di quella volta che frate Francesco, alla Porziuncola, non avendo altro da dare a una donna poverella, le fece donare l’unico Evangeliario che era sull’altare della piccola chiesetta. Con quel che costavano a quei tempi i manoscritti, magari pure miniati e dipinti! O di quell’altra volta - persino  peggio! - quando non avendo che un unico Nuovo Testamento in comunità, che ti fece Francesco? Ne strappò tutte le pagine e ne diede una a ogni frate! Pazzesco!

Eppure tutta la faccenda era iniziata proprio quando Francesco, Bernardo e Pietro si erano recati nella chiesa di San Nicolò, per «chiedere al Signore» che avrebbero dovuto fare da lì in poi, e lo fecero, appunto, aprendo il Vangelo. Forse la soluzione era allora celata in un’altra strana indicazione di Francesco ai suoi compagni: di raccogliere da terra qualsiasi frammento di carta o foglietto volante, e di conservarlo con attenzione e devozione. No, non sono le nostre giornate ecologiche in anteprima. È che il santo di Assisi era sul serio convinto che in ogni parola, in ogni pagina scritta, potesse essere celata nientedimeno che la stessa… Parola di Dio!Il

Il nostro Antonio, appassionato della Bibbia, poteva starsene tranquillo: se era possibile, ne avrebbe ora avuta persino di più di Parola a disposizione! Avrebbe potuto cercarla, ascoltarla, persino «leggerla», nella creazione attorno a lui, nello stormire delle fronde, nel fischio del vento tra gli alberi, nel canto del cielo notturno stellato; nelle vicende degli uomini e delle donne che incontrava lungo le strade del mondo, fossero essi professoroni e teologi o poveri e sporchi mocciosi che giocano nel fango, donne nel pieno della loro bellezza o ammalati inchiodati nel letto delle loro sofferenze, sudati contadini o anziani al bar; in ogni istante della vita, a una chiassosa festa o durante un triste funerale. Che, tutti, meritavano una parola, ma tutti, allo stesso tempo, «dicevano» una parola divina.

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Data di aggiornamento: 06 Luglio 2021
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