Contro la volgarità dei media
«Egregio direttore, sempre più spesso noto il diffondersi di trasmissioni di intrattenimento via radio veramente sconcertanti. La volgarità la fa da padrona, la corsa a chi è più volgare pure. Purtroppo a questo si aggiunge un numero sempre più alto di conduttori dichiaratamente non credenti o, peggio ancora, irrisori verso la fede, mancando di rispetto anche minimo nei confronti di chi è credente e osservante. Il linguaggio, poi, è di una miseria e volgarità assoluta. Penso sia ora di non criticare genericamente i media, ma sia giunto il momento di cominciare a scrivere il nome delle testate e dei programmi, così da rendere consapevoli gli ascoltatori delle opzioni che gli si offrono per trascorrere in maniera più edificante il loro tempo».
Lettera firmata
Gentile lettore, non ci giro intorno: non sono troppo d’accordo con l’idea di pubblicare una «lista di proscrizione» di trasmissioni o media censurabili. A maggior ragione dopo l’avvento di internet, che ha moltiplicato e atomizzato le possibili letture, ascolti, visioni, rendendo disponibile moltissimo (anche una gran quantità di maleodorante pattume) in pochissimo tempo (bastano un paio di click).
Preferisco puntare sulla formazione della coscienza retta di un battezzato, piuttosto che recensire tutte le possibili storture che popolano i nostri media. Francescanamente parlando, allo sguainare la spada – ricorda Pietro nell’Orto degli ulivi? – per tagliare l’orecchio di Malco, il servo del sommo sacerdote, preferisco rilanciare. Preferisco cercare di scorgere i segni della primavera, indugiare sulla bellezza discreta e gloriosa del Risorto, piuttosto che fissare gli occhi (e le orecchie, il tatto e tutti i sensi) sul lerciume del male. Può essere un atteggiamento individuale, ma ha pure una valenza, nel nostro caso, editoriale. Se sfoglia il nostro «Messaggero di sant’Antonio» lo noterà: anziché perdere tempo ed energie a demolire, anche quando pure ci sarebbero valide ragioni umane per farlo, preferiamo indicarle un buon indirizzo internet, una buona trasmissione radiofonica (e ce ne sono!), un buon film, di quelli che aiutano a pensare, a distoglierci da certe posizioni di comodo, anche scuotendoci dalle nostre pigrizie (e penso alla rubrica Ciak Bioetica), perché un conto è l’insulto, un conto è la provocazione. Per la serie: pure Gesù è provocatorio, ma non sono per questo autorizzato a «cambiare canale» dinanzi a lui, come faccio quando mi capitano certe trasmissioni sotto gli occhi!
In questi giorni, come posso immaginare e sperare in tanti stiano facendo, ho preso in mano Gaudete et exsultate, l’esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo che papa Francesco ci ha regalato il mese scorso. Ci trovo un passaggio che mi sembra congeniale con quanto stiamo dicendo. Il Papa rilancia l’invito dell’apostolo Paolo, «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21), vera regola di quell’attitudine al discernimento che oggi – argomenta papa Francesco – «è diventata particolarmente necessaria. Infatti la vita attuale offre enormi possibilità di azione e di distrazione e il mondo le presenta come se fossero tutte valide e buone. Tutti, ma specialmente i giovani, sono esposti a uno zapping costante. È possibile navigare su due o tre schermi simultaneamente e interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali. Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento. (…) Siamo liberi, con la libertà di Gesù, ma Egli ci chiama a esaminare quello che c’è dentro di noi – desideri, angustie, timori, attese – e quello che accade fuori di noi – i “segni dei tempi” – per riconoscere le vie della libertà piena» (GE 167-168).
Buona libertà di Gesù e buon discernimento a tutti!