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Corpi moderni

Alle Gallerie dell'Accademia di Venezia fino al 27 luglio una mostra ripercorre la costruzione del corpo nella Venezia del Rinascimento.
| Luisa Santinello Redattrice

Indaga la costruzione del corpo nella Venezia del Rinascimento la mostra «Corpi moderni», alle Gallerie dell'Accademia di Venezia fino al 27 luglio. Curata da Guido Beltramini, Francesca Borgo e Giulio Manieri Elia, l'esposizione si compone di 89 opere tra disegni, dipinti e sculture (ma anche strumenti scientifici, modelli anatomici, libri, abiti, miniature e oggetti di uso quotidiano), alcuni per la prima volta in Italia, firmati da maestri del calibro di Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Albrecht Dürer e Giorgio Barbarella, alias Giorgione e prestati da alcuni dei massimi musei e collezioni nazionali e internazionali. «Corpi moderni – osservano i curatori Beltramini, Borgo e Manieri Elia – è una mostra che parla di noi, attraverso la lente d’ingrandimento del Rinascimento, quando si comincia a “svelare” il corpo, portando l’indagine scientifica sotto la pelle con il progressivo sistematizzarsi degli studi anatomici, e insieme a “velarlo”, vale a dire ad allontanarsi da quello che siamo come dato biologico, per fare del nostro corpo una vera e propria costruzione culturale, un atto recitato». 

Suddiviso in tre sezioni (Anatomia, Desiderio e Persona), il percorso esplora anzitutto il corpo umano come oggetto di studio scientifico e medico, poi come oggetto di sguardo e di desiderio, infine come costruzione, come atto recitato (complice la diffusione nel Rinascimento di trattati quali Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione, che insegnano a muoversi, a vestirsi, ad atteggiarsi). Tra i capolavori esposti in mostra, imperdibile l'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci (Studio proporzionale di corpo maschile), tornato visibile dopo sei anni. Ma anche Studi per la Sibilla libica di Michelangelo (disegno preparatorio per gli affreschi della volta della Cappella Sistina), che torna per la prima volta in Italia dopo un secolo, da quando il pittore John Singer Sargent lo fece comprare dal Metropolitan Museum of Art di New York, nel 1924. O ancora, l’Autoritratto a corpo nudo di Dürer del 1509, proveniente dalla Klassik Stiftung Weimar.

«L’esposizione – sottolinea Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell’Accademia – stabilisce una perfetta sinergia con le collezioni del museo e con alcune opere. In particolare, l’Uomo vitruviano di Leonardo, che rappresenta il corpo ideale, anche in riferimento a forme geometriche perfette, costruito attraverso misurazioni empiriche; La Tempesta di Giorgione, tra i capolavori delle Gallerie, la cui interpretazione e datazione sono ancora oggi oggetto di dibattito; La vecchia di Giorgione, che ci sollecita, indicando sé stessa e guardandoci negli occhi, a una riflessione sui cambiamenti imposti al corpo dal passare del tempo».

(Foto: una visitatrice ammira l'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci).

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Data di aggiornamento: 22 Maggio 2025