Cristiani per l’unità
Vi sono segnali di riconciliazione fra la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca e quella del Patriarcato di Kiev in Ucraina. Quest’ultimo è nato in contemporanea con la scissione dell’Ucraina dalla Russia, alla caduta dell’Unione Sovietica ed è retta dal patriarca Filarete, scomunicato dall’ortodossia russa.
L’invasione russa della Crimea nel 2014 ha accresciuto la tensione: nell’oriente ucraino vi è una maggioranza di cristiani fedeli al Patriarcato di Mosca (il 21 per cento in tutta l’Ucraina); nel resto del Paese domina il Patriarcato di Kiev (il 25 per cento). Le diverse comunità limitano la libertà l’una dell’altra, sequestrano le chiese l’una dell’altra, si schierano con un esercito o l’altro, esprimono odio per una parte o per l’altra.
Ma qualcosa sta cambiando: al Sinodo straordinario dei vescovi ortodossi russi, tenutosi a Mosca agli inizi del dicembre scorso, i prelati hanno rivolto un appello alle giurisdizioni ortodosse «separate» dell’Ucraina per ripristinare la «comunione eucaristica e della preghiera», ricevendo in risposta una missiva del patriarca Filarete.
Nella lettera al Sinodo, il capo della Chiesa di Kiev chiede di «mettere fine alle contrapposizioni, e annullare la sentenza di scomunica e le punizioni disciplinari sancite a partire dal 1992, e continuamente inasprite contro i fedeli che si sottomettono al “patriarcato non canonico”». Filarete confida che la Chiesa russa sia in grado di fare dei passi «indispensabili per il bene dell’Ortodossia… come vostro confratello e concelebrante, chiedo perdono in tutto ciò per cui ho peccato in parole, opere e con tutti i miei sensi, e a mia volta perdono tutti di cuore».
La lettera si chiude con il saluto «Nell’amore di Cristo, il vostro confratello Filarete», e la semplice firma senza titoli altisonanti. La lettera è stata accolta dai vescovi russi come un passo verso una possibile ricomposizione del conflitto.