
Dietro l’illusione
Cosa si nasconde dietro la nostra percezione della realtà, dei suoi miti e perfino delle favole che nutrono la nostra tradizione e la nostra cultura?
Spesso, il fragile muro della fantasia copre ciò che non vorremmo mai vedere, ma che la fotografa e artista israelo-canadese Dina Goldstein sviscera e mette a nudo attraverso i suoi scatti dissacratori e irriverenti che offrono molti spunti di riflessione, come l'immagine di una prosaica Biancaneve, ritratta in questa foto, nei panni di una madre di famiglia dall’aria tutt’altro che leggiadra, e lontana dai canoni, talvolta leziosi e sdolcinati, che essa ha sempre incarnato per bambini e adulti. È questo il tratto visivo che connota la mostra personale dal titolo «Dina Goldstein. Un’artista tra fiaba e realtà», allestita a Milano fino al 23 marzo negli spazi di Fabbrica Eos Arte Contemporanea, in collaborazione con la Galleria Tallulah Studio Art.
Goldstein denuncia l’ipocrisia del falso mondo di quei personaggi iconici, come le bambole di Ken e Barbie nella sezione «In the Dollhouse», che popolano l'immaginario collettivo, e la cui felicità artificiale serve solo a mascherare le frustrazioni e le insoddisfazioni degli esseri umani che vi si rispecchiano.
Nel progetto «Fallen Princesses», l’artista, nata nel 1969 a Tel Aviv, riscrive la normalità della vita di principesse e principi protagonisti di favole e racconti fantastici, ma anche di animazioni disneyane, dove l’aura incantata trascolora in una ruvida e sconfortante quotidianità.
La morale di Dina Goldstein ha un effetto disarmante: non dobbiamo pensare che la happy end sancisca la conclusione naturale di ogni storia, sia che essa si inscriva nella nostra vita sia che appartenga alle favole da cui ci lasciamo sedurre.
L’analisi della fotografa di Vancouver si amplia nella serie «Gods of Suburbia» che esplora il ruolo della religione e della fede nel mondo contemporaneo. In Last Supper, East Vancouver, Goldstein si ispira all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci per ricreare la stessa scena, ma aderente alla realtà odierna di un contesto urbano per spiegare come le relazioni sociali siano mutate, e come le tante emarginazioni sviluppatesi nelle nostre città ci offrano anche storie di resilienza e di riscatto.
Le immagini di Dina Goldstein conquistano grazie alla loro fresca e ironica schiettezza, e per la capacità di portare in superficie le contraddizioni del nostro tempo, per sollecitare una riflessione profonda e disincantata sulla bellezza e sull'ironia della vita che rendono la nostra esistenza anche un percorso di ricerca di senso e di verità.