Estate, natura e san Bonaventura
Estate significa soprattutto godere della pienezza del sole e della radiosità della natura. Il mare, le montagne, le stelle, i temporali... Gioiosa è la famiglia quando, unita, sa godere di tutte queste cose belle. Amare Dio è mettersi alla ricerca di tutto ciò che parla di Lui e che avvicina a Lui. Nel Medioevo il «cercare Dio» dimostrava che ci sono le vie della ragione e le vie dello spirito per raggiungerlo. Da qui, la fonte e il criterio del credere. A ottocento anni dalla nascita di san Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274), il frate autore della Legenda maior, è bello riprendere questo concetto.
Per celebrare l’anniversario del santo francescano, ho visitato di recente il suo paese natale, Civita di Bagnoregio, nei pressi del lago di Bolsena. L’esperienza è stata indimenticabile. Mi era già noto lo studio dell’Itinerarium mentis in Deum, una delle opere più grandi del dottore serafico, ma nel salire sul ponte che porta fino alla sua casa natia, ormai diroccata, ho visto realmente che il salire a Dio suscita sempre stupore e bellezza. Il Signore ha veramente posto, nel cuore nostro di creature fragili, tutti i presupposti necessari perché lo contemplassimo.
Il mondo era visto da san Bonaventura come il Libro in cui Dio ha scritto il suo amore per gli uomini e che il peccato ha deturpato. È l’idea più usata da papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, che immagina il santo nostro con due testi nelle mani. In una espone il libro del Creato; nell’altra tiene il libro della Scrittura. Tramite la fede, evidenziava san Bonaventura, addentrandosi nel libro della Sacra Scrittura, l’uomo potrà schiudere anche il libro del Creato e leggervi dentro il cuore del Creatore. Sarà una lode incessante, con quella forza crescente che conserva lo stupore, così grande da far dire a san Bonaventura che «colui che per tutte queste meraviglie non loda Dio, è muto».
Ancor più interessante è quello che il nostro santo, come Ministro generale dei francescani, scrisse ai confratelli, spiegando come è composta la natura. Nel primo grado, le cose si mostrano nel loro ordine, predisposte nella loro bellezza e fissate nell’origine divina. Nel secondo grado l’anima umana entra in contatto con le cose esistenti, le species, e le distingue. Nel terzo grado l’immagine di Dio si riflette nella memoria, nell’intelletto e nella volontà. Nel quarto Dio viene incontro a noi, direttamente, poiché il Signore illumina l’anima umana che, una volta rischiarata, è avvolta dalle tre virtù teologali. Nel quinto Dio è riconosciuto nel suo Essere. Infine, nel sesto, Dio stesso è contemplato come Sommo Bene, nelle tre persone della Trinità.
Scorgo la bellezza e la pregnanza di questo schema teologico e antropologico mentre entro in un delizioso chiostro, nel cuore del convento francescano di Toro, a pochi chilometri da Campobasso. I dipinti narrano le scene strazianti di martiri francescani. In una lunetta è rappresentato anche san Bonaventura, maestro serafico. Già dal Seicento, Toro era spazio di pace e riposo per il cardinale Orsini, mentre visitava la sua diocesi, allora di Benevento. Vi rimase talmente legato da conservare sempre il titolo di vescovo di Benevento, anche quando divenne papa Benedetto XIII.
Da quel sito monastico si godeva di un panorama stupendo. Almeno fino a una quarantina di anni fa, quando la mano insipiente dell’uomo vi fece costruire, davanti, una insignificante casa popolare. Ecco: lo stupore della natura e la miopia dell’uomo. La chiesa francescana di Toro conserva opere mirabili di pittura e scultura. Tra queste, una bellissima Madonna lignea col Bimbo in braccio, recentemente restaurata: sarà la perla del prossimo Museo diocesano a Bojano, nell’antico palazzo episcopale. In attesa di poterla contemplare, godiamoci l’estate e il dolce calore del sole. Buone ferie a tutti!