Fidarsi è bene, affidarsi è meglio
Affidarsi cioè a questo tempo «propizio» che ci si apre davanti: la Quaresima. Perché ci fidiamo poco di noi stessi e dei nostri buoni propositi, che durano il tempo di un sospiro. Ci fidiamo poco dei nostri sogni, che sonnecchiano in qualche dimenticato cassetto della nostra frustrata esistenza. Di questi ultimi tempi ci fidiamo ancora meno degli altri, tutti potenziali «untori». E, se siamo onesti con noi stessi (ma esiste ancora la virtù dell’onestà?), ci fidiamo poco pure del conto in banca o dei metri quadri dei nostri possedimenti, perché sappiamo che nulla di ciò ci difenderà dagli alti e bassi della vita, dalla malattia e, tanto meno, ci terrà lontani da sorella morte (e, tutto sommato, non siamo nemmeno del tutto convinti che ci diano la vera felicità, visti i casini nei quali siamo impelagati).
Ed allora vogliamo provare invece ad affidarci al buon Dio, che in questi 40 giorni ci propone di allargare gli orizzonti della nostra vita, renderla più bella, più semplice e sobria, perché ricevuta continuamente in dono da lui e dalle persone con cui viviamo e ridata altrettanto continuamente in dono a lui e ai fratelli. Un percorso per crescere. Un percorso per ridare fiato alle nostre esistenze. E anche di fiato siamo ormai ridiventati esperti, con questo virus, e la nostra paura, che ci toglie il respiro. Un percorso per sentirci amati e per amare. Un vaccino contro la morte spirituale: un po’ di cenere spolverata in testa, per intanto, poi sarà tiepida acqua per sciacquare i nostri piedi…