Giovane Kehilà, ponti di conoscenza
È una comunità numerosa e vivace. Tanto da unirsi e fondare un’associazione: Giovane Kehilà. Questo il nome del movimento giovanile della comunità italiana in Israele.
Obiettivo della Giovane Kehilà e dei suoi attivisti (tutti volontari) porre l’associazione, prima di tutto, come luogo di incontro, di dibattito, di scambio e di crescita personale e collettiva, rivolto a iscritti e simpatizzanti. Nel segno del recupero e valorizzazione della propria identità, convinti che proprio questo possa aiutare il dialogo costante, pur nelle differenze, oltre i pregiudizi in un Paese in cui la pace pare un miraggio.
Siamo giovani italoisraeliani o con origini italiane, Olim Chadashim – spiega il presidente Michael Sierra, 21 anni (nella foto, seduto al centro, dopo aver eseguito, con gli amici dell’associazione, lavori di tinteggiatura in un palazzo all’interno di un quartiere popolare della città) –. Giovane Kehilà parla di Israele e di attivismo; inoltre, protegge e divulga la bellezza e la specificità delle tradizioni ebraico-italiane e della cultura italiana. Non siamo un’organizzazione politica, ma è indubbio che ci sta a cuore il dialogo, sempre».
Michael è figlio di italiani: il padre è originario del Piemonte e fa l’informatico; la madre è di Padova ed è biologa. Da giovani decisero di cambiare vita: andarono in Israele a vivere in un kibbutz.
«Giovane Kehilà – prosegue – è un movimento democratico e sionista, ponte e luogo di incontro tra Italia e Israele. Qualunque giovane ebreo italiano, cittadino o residente in Israele, può essere un suo attivista: è sufficiente condividerne gli articoli statutari, che ami senza riserve Israele e Italia, e che abbia idee da presentare e da realizzare. Organizziamo almeno uno Shabbaton ogni due mesi per lavorare insieme su progetti comuni e rafforzare il senso di appartenenza e di comunità. Promuoviamo escursioni alla scoperta di Israele, opere di volontariato, conferenze, manifestazioni, feste ed eventi culturali ebraici e/o italiani. Siamo almeno una cinquantina tutte le volte, ma non sempre gli stessi. C’è una sorta di turn over. Tra quanti si aggregano, anche ragazze e ragazzi che vengono in Israele per un periodo di studio o di lavoro. Le nostre porte sono aperte: è l’unico modo per promuovere ponti di conoscenza, rispetto e dialogo».
Di recente Giovane Kehilà ha salutato l’ambasciatore Francesco Maria Talò al termine del suo mandato «con gratitudine per l’amicizia manifestata per Israele, l’impegno a favore della verità, per la disponibilità e il supporto alle attività giovanili». In una cena in suo onore, organizzata a Gerusalemme dalla Hevrat Yehude Italia be Israel, Giovane Kehilà gli ha consegnato la medaglia del movimento giovanile e un certificato di riconoscimento.
«Talò, insieme allo staff dell’Ambasciata, ha dimostrato di essere un vero amico d’Israele, una persona che ha contribuito non soltanto a creare nuovi ponti fra i due Paesi, ma anche a spiegare la realtà israeliana e combattere i pregiudizi», ha concluso Sierra. Nella stessa occasione sono stati consegnati medaglia e riconoscimento all’onorevole Quartapelle, prima firmataria della legge che concede la medaglia d’oro al valor militare alla Brigata Ebraica.
«È un piccolo gesto, ma rappresenta la nostra grande gratitudine. Fra noi ci sono giovani i cui nonni fecero parte della Brigata Ebraica: i nostri valori sono gli stessi di quei ragazzi che scelsero di lasciare la loro terra per combattere contro i nazifascisti e liberare l’Italia».