Viaggio mediterraneo. Haifa, make hummus not war
Il cibo mette d’accordo tutti. Il cibo, ne sono certo, affratella. In questo viaggio mediterraneo sono arrivato ad Haifa, in Israele, e ho scelto questa foto per raccontarvi della città. Un ragazzo palestinese ha messo in bocca un pezzo di pita intinto nell’hummus, deliziosa crema di ceci e sesamo. Cosa può dare più felicità? I suoi occhi, il suo volto, la sua mano, la guancia gonfia del boccone: la felicità, per un momento, è dentro di te e si irradia, con un brivido, per tutto il corpo.
La foto è stata scattata ai tavoli all’aperto della bottega di Abu Shaker. Quartiere arabo di Wadi Nisnas. Ho controllato su internet: il sito Delicious Israel canta le lodi di questa bottega araba. Quando vi passai, anni fa, Abu Shaker era affollatissimo: ragazzi israeliani e ragazzi palestinesi a fianco uno all’altro, tutti intenti ad assaporare i suoi cibi.
Scrivo con imbarazzo: so che a poche decine chilometri più a Sud, a Gaza, non c’è luce, non si è certo felici, si vive in prigione, cadono bombe. La felicità del ragazzo, le prelibatezze dell’hummus non fermeranno la violenza, ma mi ostino a credere nei miracoli.
Haifa è una città giovane, 250 anni di vita. Chi decide di stabilirsi qui, scelse un luogo magnifico. Il monte Carmelo, il mare, un clima mite. Strana città, per essere in Israele/Palestina: qui non ci sono pietre sacre alle tre grandi religioni, da qui non sono passati né Mosè, né Gesù, né Maometto.
Quasi per paradosso, eremiti, pellegrini e profeti di nuove fedi hanno scelto proprio questa baia mediterranea come rifugio.
Mille anni fa crociati mistici abbandonarono le armi per fondare l’ordine dei carmelitani. Bahà’u’llah, creatore della religione Bahà’i, volle che qui fosse sepolto il primo dei martiri della sua nuova fede: qui è stato eretto il più grande dei loro santuari. Questa è la città dove intellettuali palestinesi hanno continuato a credere, anche dopo il disastro della prima guerra arabo-israeliana (e la cacciata degli arabi dalla città), in una possibile convivenza fra due popoli. Una volta ho scritto: Haifa è un patchwork, una città di tasselli che cercano di incastrarsi uno nell’altro.
L’hummus, cibo del Medioriente, unisce in una strada di Haifa palestinesi e israeliani. Con il tempo questo cibo ha attraversato il Mediterraneo, è diventato piatto di ogni Sud. Il mare può unire. Spero che quel ragazzo – oramai sarà un uomo – sia tornato più volte da Abu Shaker.