Giovani per il Vangelo
La XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi è dedicata a «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Per sottolineare l’importanza di questo avvenimento ecclesiale, il tema della Giornata missionaria mondiale 2018 (Gmm), scelto dalla Fondazione Missio che in Italia rappresenta le Pontificie Opere Missionarie, si ispira proprio al sinodo: «Giovani per il Vangelo».
Si tratta di un virgolettato che racchiude due dimensioni rispetto alle quali è importante riflettere. Anzitutto si riferisce ai giovani che offrono la loro vita per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo, non foss’altro perché ancora oggi «la messe è molta, ma gli operai sono pochi» (Lc 10,2; Mt 9,37).
Dall’altra, ci ricorda che la missione evangelizzatrice richiede, sempre e comunque, di essere «giovani». Dunque uno slogan missionario, squisitamente ad gentes, che si spinge oltre la cosiddetta frontiera anagrafica. È nostro compito coniugare questi due volumi della nostra esistenza.
Nel primo caso è evidente il richiamo incentrato sulla vocazione che Dio rivolge ai giovani. Nel secondo il riferimento è all’impegno di tutti, soprattutto degli adulti, a rinnovare, quotidianamente, nello spazio e nel tempo, le promesse battesimali.
Papa Francesco, da autentico missionario, ci suggerisce in maniera efficace la prospettiva teologica di questo ragionamento nelle pagine di un recente libro-intervista dal titolo Dio è giovane, pubblicato da Piemme (pag. 132, euro 15; e-book euro 9,99). Con grande forza ed efficacia, papa Bergoglio afferma che «Dio è
Colui che rinnova sempre, perché Lui è sempre nuovo: Dio è giovane! Dio è l’Eterno che non ha tempo, ma è capace di rinnovare, ringiovanirsi continuamente e ringiovanire tutto. Le caratteristiche più peculiari dei giovani sono anche le Sue. È giovane perché “fa nuove tutte le cose” e ama le novità; perché stupisce e ama lo stupore; perché sa sognare e ha desiderio dei nostri sogni; perché è forte ed entusiasta; perché costruisce relazioni e chiede a noi di fare altrettanto, è social. Penso all’immagine di un giovane, e vedo che anche lui ha la possibilità di essere “eterno”, mettendo in gioco tutta la sua purezza, la sua creatività, il suo coraggio, la sua energia, accompagnato dai sogni e dalla saggezza degli anziani. È un ciclo che si chiude, che crea una nuova continuità e mi ricorda l’immagine dell’eternità».
È evidente che siamo chiamati a fare tesoro di queste «pro-vocazioni» del pontefice affinché ognuno di noi possa rimettersi in cammino e uscire dal cerchio ristretto delle proprie abitudini e dei propri pregiudizi. Questa dinamica farà maturare i giovani e ringiovanirà i meno giovani con l’intento dichiarato di sancire una rinnovata stagione evangelizzatrice. Insieme, giovani e anziani, possiamo, anzi dobbiamo offrire il Vangelo per il bene dell’umanità del Terzo Millennio.
Se proviamo infatti ad esaminare quanto sta avvenendo oggi sul palcoscenico della storia, è sempre più evidente che occorre essere «sale della terra» e «luce del mondo». Sono infatti molte le periferie geografiche ed esistenziali che hanno bisogno d’essere salate e illuminate dalla Buona Notizia. Basti pensare alle ingiustizie e sopraffazioni che avvengono in Africa o al fenomeno migratorio, per non parlare dell’esclusione sociale che acuisce a dismisura la divaricazione tra le masse impoverite e la ricchezza concentrata nelle mani di un manipolo di nababbi.
Animati da queste convinzioni, dobbiamo fare tesoro del magistero missionario di papa Francesco, ribadito peraltro nella tradizionale missiva per la Giornata missionaria mondiale di quest’anno: La «trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene per il contagio dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita». Ecco perché c’è bisogno di anime giovani per un Vangelo senza confini.