Il fiume a bordo
Tre uomini... in furgone. Sono Angelo, Mauro e Alessandro, autori di un viaggio da compiere tra le pagine di questo libro e non solo. Di mestiere fanno gli scrittori. Prima ancora sono grandi viaggiatori.
A dirla tutta sono sono esploratori irriducibili, cercatori di quella natura che non ti aspetti e di racconti che profumano di quotidiano, di incontri raccolti dietro l'angolo, meglio se lungo un fiume, anzi due.
Gli altri protagonisti di questo viaggio lento, anzi lentissimo, sono, infatti, il Tagliamento e l'Isonzo, i due grandi fiumi del Friuli Venezia Giulia, la terra dove Angelo, Mauro e Alessandro vivono e lavorano.
E, poi, c'è Molly, un vecchio furgone Volkswagen del 1980 sul quale i tre si avventurano in un viaggio scalcinato eppure intenso, ricco di piccole cose che intrecciano insieme, con naturalezza e ironia, alcuni grandi temi dell'esistenza.
Molly, in verità, piace già dalla copertina con quel suo colore accattivante, il motore che qua e là perde colpi, il gusto vintage che sa di viaggi non organizzati, tracciati senza gps e soste rigorosamente non programmate.
Fare del viaggio una deviazione perenne, della sosta l’unico senso del nostro andare, della digressione il cuore di ogni racconto. È questa la necessità più stringente in questa fase della vita in cui sono sempre più stanziale e sempre meno in movimento, scrive Mauro.
Un viaggio reale che i tre ...più Molly hanno iniziato dalla sorgente del Tagliamento, attraversando tutta la Carnia per arrivare al borgo abbandonato di Portis e poi puntare a sud, toccando il ponte di Braulins, Spilimbergo, San Daniele, Latisana fino a Lignano.
Sono, quindi, ripartiti dalla Slovenia, dalla sorgente della Soca, per arrivare a Gorizia, passando per Caporetto e Tolmino. Da lì hanno seguito l'acqua dell'Isonzo fino all’Isola della Cona incrociando le tracce della Grande Guerra.
Angelo, Mauro e Alessandro hanno sostato nelle osterie, parlato con le persone che abitano il fiume e pure con i fantasmi che non ci vivono più. Un viaggio lentissimo per raccontare le geografie, la Grande Storia, ma anche per entrare dentro le vite dei protagonisti in un reportage intimo e ironico che fa riflettere sul senso del nostro andare, ben riassunto in questa frase di Daltin:
Alla fine, che cosa ricorderò di quando sono sceso lungo questa parte alta di fiume? A piedi, in bicicletta, in macchina non è importante ora. La domanda è: che cosa mi è rimasto impigliato sotto le unghie tutte le volte che mi sono fermato?