Il successo dei medici italiani in Francia
La Francia ha un’ottima reputazione in ambito sanitario, ma lamenta da tempo una cronica penuria di medici. Sarà perché l’aumento della popolazione anziana sta mettendo in crisi i sistemi socio-assistenziali di tutta Europa, sarà perchè le limitazioni universitarie di accesso alla laurea in Medicina producono un numero chiuso fisiologico, fatto sta che il paese transalpino è diventato una meta privilegiata di parecchi medici, e tra questi molti italiani.
Non che la selettività e il prestigio delle nostre università siano inferiori, anzi. L’altissima preparazione e professionalità dei medici che escono dalle università italiane è universalmente riconosciuta, e oggi lavorano con successo in ogni parte del mondo. Ma le ridotte possibilità di carriera in Italia, e soprattutto i trattamenti economici non sempre soddisfacenti, spingono molti giovani, già dopo la laurea, ad intraprendere la via dell’emigrazione, con borse di studio, corsi di specializzazione o contratti temporanei che poi, in parecchi casi, diventano definitivi.
Tra le storie di successo di chi, in Francia, si è costruito una carriera gratificante, vanno annoverate quelle di due professioniste di livello internazionale: la veneziana Marina Cavazzana Calvo, e la romana Jasmin Waly.
Cavazzana Calvo che ha sviluppato cure innovative per il trattamento delle malattie genetiche, è direttore del Dipartimento di Bioterapie all’Hôpital Necker-Enfants Malades di Parigi. Nel 2012 è stata insignita del Premio Irène-Joliot-Curie come «scienziata dell’anno», e nel 2016 del Premio dell’Accademia nazionale di Medicina. È arrivata in Francia dopo gli studi di Medicina a Padova. «In Francia – ammette – ci sono molti più mezzi a nostra disposizione. Ogni sforzo è rivolto all’avanzamento della ricerca, e abbiamo tutti gli strumenti per lavorare in ottime condizioni».
Cavazzana Calvo ama le sfide. In particolare quella di essere una scienziata che lavora con scienziati uomini, cosa non sempre facile per una donna: «ho dimostrato di essere competente. E sono orgogliosa di aver guadagnato il rispetto dei miei colleghi e della comunità medico-scientifica». Ora più che un’italiana all’estero si sente una «professionista europea». Tuttavia, constata lei stessa, «pur amando l’Italia, ormai la mia famiglia, i miei amici e il mio lavoro sono qui in Francia». In fondo, il paese transalpino le ha regalato la soddisfazione più grande: quella di aver creato un Centro di Bioterapia.
Percorso simile anche per Jasmin Waly che lavora all’Hôpital Privé de Parly 2 Le Chesnay, alle porte di Parigi, e da cinque anni è specialista in Chirurgia generale, digestiva e bariatrica, collegata cioè all’obesità: «durante la specializzazione in Chirurgia generale, ho voluto andare all’estero per sei mesi – racconta –. Alla fine sono rimasta perché mi hanno insegnato a operare, e proposto una carriera post-universitaria (Chef de Clinique), e poi un posto in ospedale. Cinque anni fa ho lasciato l’ospedale per una clinica privata e sono soddisfatta».
L’esperienza di Waly è nata quasi per caso, ma poi si è consolidata nel tempo, senza particolari difficoltà. Anzi, precisa lei stessa: «i francesi apprezzano chi lavora duro, chi è capace, umile ed è disposto ad apprendere e ad integrarsi. E poi la retribuzione è senz’altro migliore di quella italiana, anche se, a Parigi, la vita è cara». Insomma, di tornare a casa non se ne parla affatto. «La mia vita e la mia famiglia sono in Francia – conclude Waly –. L’Italia è bella per le vacanze».