Il Vangelo in Mongolia
Anche le steppe della Mongolia sentono l’annuncio del Vangelo. Da quando, nel 1992, la Chiesa cattolica ha potuto insediarsi nel Paese, dopo la caduta nel comunismo, la missione tra i mongoli è cresciuta e oggi, dopo un po’ più di venticinque anni, conta almeno 1.255 battezzati. Il clero è quasi tutto composto da missionari esteri (belgi, coreani, filippini, italiani…), ma da due anni è presente anche un sacerdote locale, don Giuseppe Enkh-Baatar, e un altro è in seminario in preparazione al sacerdozio.
Questa Chiesa piccolissima costituisce una frazione minima sui 3,2 milioni di abitanti della Mongolia, ed è dispersa su un territorio che è cinque volte l’Italia. Le religioni che si praticano sono lo sciamanesimo e, soprattutto, il buddismo di radice tibetana. A oggi, i rapporti tra le diverse religioni sono buoni. Un esempio: due anni fa, all’ordinazione di don Giuseppe Enkh-Baatar, erano presenti anche abati buddisti e sciamani che consideravano un onore il fatto che un loro connazionale fosse divenuto sacerdote.
Le religioni collaborano anche a sollevare le fatiche della popolazione. La caduta del comunismo sovietico e l’apertura al mercato libero sono state anche occasioni per la Chiesa di offrire la sua missione nella carità. Davanti a un Paese che è segnato dalla miseria (il 20 per cento della popolazione è al di sotto della soglia di povertà), i cattolici offrono aiuto a bambini abbandonati, scuole, dispensari, sostegno al lavoro, cooperative agricole, borse di studio per le donne.
Nelle sette parrocchie disperse nel Paese vi sono qua e là corsi di taglio e cucito per le ragazze, asili per i bambini, distribuzione di cibo per i poveri, gruppi di sostegno per alcolisti anonimi. L’alcolismo è una piaga molto profonda, legata alla miseria, alla solitudine, all’urbanizzazione di molti pastori e allevatori che giungono nella capitale e si trovano catapultati in una vita che non comprendono. La maggiore urgenza che si sente nella Chiesa è l’inculturazione. L’impegno sociale, pur importante, deve lasciare tempo allo studio e alla comprensione della cultura mongola, gloriosa del suo passato e del suo antenato Gengis Khan. Cultura, tuttavia, segnata anche dalle presenti difficoltà economiche e geopolitiche, a causa della vicinanza dei due giganti Russia e Cina, desiderosi di sfruttare le ricchezze minerarie del Paese.