La preghiera più bella
«Leggo sempre volentieri il vostro giornale che, arrivandoci a casa gradito, fa quasi parte della famiglia, per cui pensavo di condividere con voi le seguenti riflessioni sulla preghiera del Padre nostro. Preghiera bellissima, sempre moderna, anzi, la preghiera per eccellenza, a volte viene spiegata dai sacerdoti con l’intento di renderci più consapevoli delle parole che recitiamo. Arrivati a “Sia fatta la tua volontà”, quasi tutti traducono in accettare le sofferenze e le tribolazioni che ci arrivano, come se queste fossero da attribuire al cielo e non alla nostra sete di denaro, alle guerre, alla velocità eccessiva sulle strade, alla volontà di sopraffare gli altri, al cibo avariato che per guadagnare ci vendono ugualmente e che ci fa ammalare, all’aria inquinata, alle invidie, alle vendette ecc. Tradurre così è a mio modesto parere errato. È un voler tenere tranquilla la coscienza senza intaccare i nostri comportamenti sbagliati, i nostri egoismi. “Sia fatta la tua volontà” dovrebbe invece voler dire rimboccarci le maniche per realizzare la volontà del Signore e cioè: pace, fratellanza, onestà, dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, giustizia a chi non ne ha, condividere, assistere i fratelli ecc. Non è forse questa la volontà del Signore? Dovrebbe diventare difficile recitare il Padre nostro e poi continuare a depredarci. Una preghiera semplice ma bellissima, sempre attuale e rivoluzionaria nel bene». Enrica
Grazie signora Enrica per aver voluto condividere con noi i suoi pensieri, che non esito a definire «meditazione sul Padre nostro»! E che mi trovano del tutto d’accordo. Intanto perché mi commuove prendere atto di come la Parola di Dio sappia farsi strada nella vita di ognuno di noi, senza necessariamente essere studiosi di esegesi o di teologia. Colgo questo come un invito per tutti a prendere in mano la Bibbia, a leggerla e a meditarla, senza complessi d’inferiorità nei confronti di chicchessia: la Parola di Dio non è di uno piuttosto che di un altro, ma di chiunque la ascolta con semplicità e fiducia, e la mette in pratica (cf. Mt 7,24)! È vero poi che questa preghiera non è una delle tante che affollano i nostri libretti di devozione: perché sta nientedimeno che nel Vangelo, anzi, a dirla proprio tutta, a differenza di tante altre ci è stata consegnata direttamente da Gesù. Che l’ha insegnata ai suoi amici. Come, qualche secolo dopo, farà san Francesco con i suoi frati (e, perciò, sant’Antonio compreso). E come ancora fanno genitori e nonni con figli e nipotini.
Il quale Francesco, a proposito, così commentava lo stesso versetto che ha colpito la nostra amica lettrice: «Affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, indirizzando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e i sensi dell’anima e del corpo in offerta di lode al tuo amore e non per altro; e affinché amiamo i nostri prossimi come noi stessi, attirando tutti secondo le nostre forze al tuo amore, godendo dei beni altrui come fossero nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando alcuna offesa a nessuno» (Orazione sul Padre nostro). Mentre secondo il nostro sant’Antonio, la volontà del Padre è la conversione di ognuno di noi: «Visita dunque, o Dio, la terra e inondala, perché non germogli triboli e spine, ma grano che riempie la spiga, cioè la confessione nella contrizione che punge, e con quel grano si faccia il pane della tua volontà, che sostiene il cuore dell’uomo» (Domenica XVII dopo Pentecoste). Altro che pii affetti!