La meraviglia degli uni e degli altri
«Partendo da questa regione e andando verso sud, giunsi attraverso il mare oceano dopo cinquanta giornate in un paese che si chiama Lamori; cominciai a perdere la tramontana quando toccai quella terra. In quella regione il calore è enorme e sia gli uomini che le donne vanno in giro nudi, senza coprirsi nessuna parte del corpo. Essi mi deridevano, perché dicevano che Dio aveva creato Adamo nudo e io invece volevo essere vestito contro la volontà di Dio».
Lo leggo nel Racconto delle cose meravigliose d’oriente del beato Odorico da Pordenone, un francescano che narrò il suo avventuroso viaggio nelle terre a Oriente a un confratello che lo mise poi per iscritto. Nel 1330 e niente di meno che nel convento presso la Basilica di sant’Antonio a Padova (la traduzione italiana è pubblicata dalla nostra casa editrice)! Frate Odorico era testé sbarcato sull’isola di Sumatra, con la colonnina del mercurio che segnava una temperatura molto alta e l’igrometro un tasso di umidità da sauna turca.
Il nostro pudìco frate, che probabilmente neanche si ricordava di tutte le volte che il suo fondatore, Francesco d’Assisi, si era denudato in pubblico (ma lo stesso si racconta di alcuni suoi bizzarri compagni d’avventura), ne è sorpreso. Non del tutto in senso positivo, lascerà anche capire qualche riga dopo. Ma ci sta. Forse più inaspettata è invece la reazione degli indigeni nudi che aveva davanti. Che erano sorpresi ben più di lui che a tali temperature quello strano individuo, venuto da chissà dove, indossasse masochisticamente un pesante saio di lana, compreso di cappuccio!
Mi è venuto in mente che a un altro viaggiatore, qualche anno prima, era capitata la stessa esperienza. Racconta infatti Marco Polo che, ancora all’inizio del viaggio, nella città di Baccara, quando vennero raggiunti dagli «imbasciadori del signore del Levante», questi si meravigliarono assai dei due fratelli veneziani. Perché «mai none aveano veduto niuno latino» (Il Milione 4).
Bello, no?! Due libri che ambiscono a raccontarci le meraviglie delle lontane terre a Oriente cominciano con una meraviglia «al contrario». Sono loro, i nostri viaggiatori-scrittori venuti dall’Europa, a destare curiosità. Sono loro gli «altri»: esotici, mai visti, oggetti rari su cui gli «uni» sgranano gli occhi a bocca aperta. Ne avranno discusso a casa, a sera durante la cena. Ognuno, anche i più piccoli, avrà avuto la possibilità di dire la sua. Si saranno soppesate ipotesi, fantasticato teorie, sottolineato paure e rischi. Alcuni si saranno chiesti come fare per incontrarsi con questi stranieri, magari persino accoglierli se ne avessero avuto bisogno (è ancora il nostro Odorico a raccontare, giusto per sparigliare le carte in tavola, che durante le sue peripezie più di una volta fu soccorso da cristiani nestoriani, un’eresia che in Occidente la Chiesa combatteva aspramente). Altri avranno proposto di tenerli alla larga. Si sa mai…
Chi si meraviglia di chi? Se il sé che osserva è anche un sé che è osservato? Ma se siamo parte del problema, nel senso che un po’ tutti abbiamo combattuto contro qualcun altro, nonostante le nostre fedi affermino il contrario (ed è bene e salutare che di ciò siamo consapevoli): cattolici contro protestanti (e viceversa, a dire la verità), buddisti contro musulmani (pensiamo ai rohingya), musulmani contro yazidi, dalit o fuori casta nell’induismo; allora possiamo essere parte della soluzione. Possiamo inventarci un ottavo dono dello Spirito Santo, che sono sicuro lui non mancherà di inviarci: la meraviglia! E se proprio non ce la facciamo a volerci bene gli uni gli altri, proviamo a farlo gli altri gli uni.