28 Maggio 2019

Tutto è possibile in un mondo meticcio

Forse il calcio può davvero insegnarci qualcosa. L’esempio sono le quattro squadre inglesi con allenatori stranieri arrivate a giocarsi la finale delle coppe continentali e l’Italia under 17 argento agli europei.

porta di calcetto

A volte è possibile scantonare dalla logica, dalle statistiche, e anche dalle previsioni e dai sondaggi. Il calcio, sport che si gioca con i piedi e con una palla rotonda, è imprevedibile. Chi avrebbe scommesso sulla vittoria all’ultimo secondo del Tottenham sull’Ajax? Chi avrebbe potuto immaginare che Lucas Moura, brasiliano, calciatore non celeberrimo, sarebbe stato capace di segnare tre gol in quarantacinque minuti? E chi avrebbe mai detto che il Liverpool, privo dei suoi attaccanti migliori, avrebbe segnato quattro gol al Barcellona di Leo Messi? Eppure è accaduto. La rimonta impossibile è diventata realtà. «Perché tutto è possibile – sorride Bruno Barba, antropologo piemontese, espero di Brasile e di football –. Perché il calcio è un gioco impreciso, dove conta il cuore e l’estro, dove è possibile che il sogno sia più forte della realtà».

Quattro squadre inglesi nelle due finali delle coppe europee. Guardate chi allena queste squadre nel Paese che ha inventato il calcio: i maestri sono tutti «stranieri» (tra loro il napoletano Maurizio Sarri). Aggiungete che l’allenatore del Manchester City, vincitore della premier league, è il catalano Pep Guardiola.

«Sono sempre le mescolanze che migliorano i pensieri», ha scritto Mario Sconcerti sul “Corriere della Sera”. «Oggi più che mai, il miglior calcio è figlio della contaminazione – conferma Bruno Barba –, l’ibridazione di talenti, passioni, filosofie, tattiche, è una garanzia di successo. Il calcio, come il mondo, non va mai in una sola direzione. Tutto può cambiare all’improvviso. Chi rimane rinchiuso dentro i propri confini ha meno fantasia, e non ha libertà».

Forse il calcio può davvero insegnarci qualcosa. I gol della rimonta del Liverpool sono stati segnati da ragazzi che si chiamano: Divock Origi, belga-kenyota, e Georginio Wijnaldum, olandese-surinamese. Il magnifico Salah era in panchina con indosso una maglietta con su scritto: Never give up. Da parte sua, l’Italia dei diciassettenni è arrivata alla finale dei campionati europei di categoria: il gol decisivo della rimonta (ancora una rimonta!) nella semifinale contro la Francia è stato segnato da Iyenoma Destiny Udogie, terzino del Verona. Abbiamo perso la finale, peccato, ma il futuro dell’Italia del calcio (e non solo)…

(da leggere di Bruno Barba: Calciologia. Per un’antropologia del football)

Data di aggiornamento: 28 Maggio 2019
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