La prima generazione incredula
«Perché in Chiesa di giovani se ne vedono sempre meno e spariscono anno dopo anno i gruppi parrocchiali giovanili?… Come giustificare l’analfabetismo cristiano e specialmente biblico delle nuove generazioni…?». A queste e a molte altre domande cerca di rispondere l’intenso saggio di Armando Matteo, in vista della prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, che si terrà a ottobre, sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».
A quasi dieci anni dalla prima edizione, questo evergreen torna in versione aggiornata e ampliata per promuovere un cambio di rotta all’interno del mondo cattolico, in particolare giovanile. «È finito il tempo della pastorale fatta di piccoli aggiustamenti e calibrature che lasciano poi sostanzialmente tutto come prima e a volte peggio di prima; è l’ora di un vero e proprio “cambiamento di pastorale”» scrive l’autore. Un proposito quanto mai stringente oggi, tra crisi economica, modelli sociali deteriorati e individualismo imperante.
«Con la loro condotta – continua Matteo –, gli adulti stanno costruendo una società che ruba avidamente spazi e tempi ai giovani e non riesce più a prestare sufficiente attenzione né alla loro reale condizione né alla possibilità del loro futuro sviluppo». E allora che fare? Come può la Chiesa, a queste condizioni, generare nuovi credenti, senza ridursi a club per pochi vecchi affezionati? «Servono credenti autorevoli, con una chiara identità umana, una solida appartenenza ecclesiale», ma soprattutto servono buoni esempi, perché con la «questione dei giovani… si gioca nulla di meno che il futuro del cristianesimo».