25 Maggio 2022

L’evento

Una giovane alle prese con una gravidanza indesiderata è la protagonista del film «La scelta di Anne. L’événement» (Francia 2021) di Audrey Diwan.
L'evento

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Se la letteratura si occupa ripetutamente di un problema sociale è perché ne cerca le ragioni autentiche, quelle che le notizie di cronaca lambiscono appena, quelle che gli slogan ideologici semplificano in forma binaria (o pro o contro), quelle che l’immaginario collettivo censura in nome di un presunto «buon senso», quelle che muovono il cuore dei personaggi e sfuggono al freddo raziocinio del loro intelletto. L’aborto volontario è uno di questi argomenti scottanti, laceranti, divisivi e il cinema sogna storie che diano senso al puro fatto, all’accadimento (l’événement) materiale: una gravidanza indesiderata e l’interruzione di una vita umana nascente. Il cinema di qualità guarda dentro le vite dei personaggi, prima di applicare norme giuridiche ed esprimere giudizi etici. E si chiede che cosa sia successo e perché. Quali vissuti affettivi distolgono l’attenzione dalle conseguenze generative di un atto sessuale? Quali visioni di maternità e famiglia inducono al rifiuto di un figlio? Quali desideri, speranze e paure vengono a conflitto sul piano biografico e culturale?

Anne è un’attraente, brillante studentessa universitaria ormai prossima al diploma di lettere. Vuole diventare insegnante (poi capirà che la sua vocazione è quella di scrittrice) ed emanciparsi dalla modesta condizione economica della propria famiglia. Vive ad Angoulême, un comune della Nuova Aquitania, a sud-ovest della Francia. Anne divora i libri di Camus, Sartre e Aragon. Ma non è una secchiona. Frequenta sale da ballo e bar tra ragazzi che la corteggiano e due amiche del cuore, con cui ha una buona confidenza. Spigliata e intraprendente, detesta la supponenza maschile («i ragazzi… sono frustrati… cercano tutti la stessa cosa») e la cinica rivalità femminile («quelle là mi spiano, sono convinte che io sia una puttana»).

Dopo una fugace relazione con un coetaneo, Anne resta incinta. Per lei è una brutta notizia, poiché pensa che la maternità le impedirebbe di coltivare i propri sogni umani e professionali: «Mi piacerebbe avere figli un giorno, ma non a costo della mia vita; odierei questo bambino adesso, non riuscirei proprio ad amarlo». Un medico la comprende: «Sono desolato… essere una ragazza madre non è semplice… ma non ha altra scelta, deve accettarlo». Siamo nel 1963 e la legge francese proibisce ancora l’interruzione volontaria di gravidanza. Anne cerca quindi un modo clandestino per abortire, mentre conta le settimane ancora disponibili per eliminare la «presenza aliena» che è entrata nel suo bel corpo e che cresce inesorabile, come le didascalie che marcano sullo schermo la progressione gravidica (3 settimane, 4, 5, 7… 12).

Un problema da risolvere

Audrey Diwan, la regista del film La scelta di Anne. L’événement, fedele al romanzo autobiografico L’evento (scritto da Annie Ernaux nel 2000 e tradotto da L’Orma Editore nel 2019), si concentra sui diversi modi in cui Anne tenta di risolvere il problema. Nella drammatica ricerca di una complicità fuori legge, nei controversi incontri con sanitari, nei furtivi passaparola con le amiche, trovano espressione una valutazione e una scelta già presa: «Non è giusto!». La macchina da presa sta addosso alla protagonista, vibrando delle stesse passioni e soffrendo gli stessi interdetti. A rischio della propria salute, Anne cerca di rimediare a un divieto che le suona iniquo e antiquato. La sua vicenda è presentata nella pellicola come una battaglia per un diritto civile.

Viene in mente il dipinto di Eugène Delacroix, Libertà che guida il popolo (1830, Museo del Louvre): una donna dal seno nudo e con berretto frigio sventola una bandiera, imbraccia il fucile e guida la massa dei rivoluzionari tra militanti feriti, cadaveri e baionette che trafiggono il cielo. Il film non convince del tutto e non possiede la delicatezza narrativa di Vera Drake, sullo stesso argomento, con cui il regista britannico Mike Leigh vinse a Venezia nel 2004. Alcune sequenze cruente di La scelta di Anne sono durissime da sostenere. Si potevano forse approfondire meglio i fattori che spingono Anne in un enigma doloroso e poi a una decisione pericolosa: la sua storia personale, i tabù culturali, la discriminazione di genere, l’individualismo beffardo dei coetanei, l’ignoranza diffusa, la superficialità familiare, la scorrettezza dei camici bianchi, la riprovazione moralistica. Anne è sola e vulnerata, muta e spaventata. È priva di occasioni comunicative in cui condividere e comprendere che cosa le sia successo e in cui immaginare una trama alternativa di sopravvivenza e crescita.

Il formato fotografico 4:3 incornicia Anne e la demarca dal contesto. Gli altri non trovano posto, sono presenze accidentali, pericolose o invece utili. Lo spettatore è con Anne, la vede e sente contratta e dolente nel pianto e negli spasmi, ferita da freddi strumenti meccanici. Ma Anne dov’è? Dov’è la ragazza che amava la scrittura e che voleva inventarsi una vita? Anne non è solo la vittima del perbenismo borghese, che fa della gravidanza una «malattia che trasforma le donne in casalinghe». Anne non ha un linguaggio che illumini le alternative del dilemma che l’ha colpita come un pugno nello stomaco. Lo stesso termine «aborto» non viene mai nominato nella pellicola. Il grembo psichico di Anne non riesce a pensare e amare il feto come il proprio figlio.

La gravidanza indesiderata, ancora oggi, è talvolta frutto di una sessualità istintiva e ludica, carente di un’alleanza affettiva col partner, non scandita dai delicati simboli dell’innamoramento. «Farò da sola – dice Anne al padre biologico –. Tu non mi dai aiuto, solo quando c’è da divertirsi ci sei sempre…». Anne è risucchiata nella sua lotta estrema, vuole espellere l’angoscia che l’ha penetrata e annullare l’«evento», cancellarlo il prima possibile. La memoria però non si sbarazza in un sol colpo di una perdita dolorosa. Un bambino mai nato pulsa con violenza dentro la vita adulta e reclama da capo (come ha fatto notare Annie Ernaux, l’autrice del romanzo originario) un’esplorazione narrativa e (aggiungeremmo noi) un’interpretazione etica.

 

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Data di aggiornamento: 25 Maggio 2022
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