Porziuncola, il luogo dell'incontro
Ogni santuario non sorge mai in un luogo per caso. Viene costruito proprio lì per ricordare un fatto, un evento, un incontro che in quel posto preciso è avvenuto. Perché ogni santuario è il segno del manifestarsi di Dio, che in quel contesto ha voluto rendersi in qualche modo visibile.
Questo vale anche per il santuario della Porziuncola, la chiesetta che si può ammirare all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Piccola e raccolta, la Porziuncola è una costruzione quasi disadorna rispetto alla magnificenza della grande Basilica che è stata voluta da san Pio V papa proprio per custodirla nel suo grembo, come «perla preziosa», insieme alle cappelle del Transito e del Roseto.
Il piccolo santuario prende il nome dalla zona denominata Portiuncula, letteralmente la piccola porzione di terreno su cui esso sorgeva. Edificato nel IV secolo da eremiti provenienti dalla Palestina, si racconta che nel 516 ne prendessero possesso san Benedetto e i suoi monaci.
Ma della storia e dell’intensità di questo minuscolo edificio di campagna, all’epoca immerso nel bosco, parlano anche le umili pietre elemosinate, portate a mano dal monte Subasio e posate una a una da san Francesco e dai primi frati nel tentativo di restaurare la chiesetta originaria, lasciata per anni in stato di abbandono.
La Porziuncola è un luogo minore, se lo si guarda come particolare di un tutto. Ma è un luogo che, proprio grazie a questa minorità, custodisce il cuore del francescanesimo.
Qui tutto si compie. Qui tutto ha origine. Quando Francesco arrivò alla Porziuncola era in quella fase, successiva alla sua prima conversione (caratterizzata dall’incontro con il primo lebbroso, dal dialogo col crocifisso di San Damiano, dalla rinuncia ai beni paterni), in cui viveva come penitente, sotto la tutela del vescovo, al servizio della Chiesa, riparando chiese e curando lebbrosi.
La Porziuncola è uno dei tre luoghi che Francesco riparò in obbedienza alle parole del Crocifisso di San Damiano: «Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina» (Vita Seconda di San Francesco d’Assisi, di Tommaso da Celano, FF 593).
Anzi, fu proprio in questo luogo che il Poverello comprese pienamente la sua chiamata nella Chiesa, grazie all’ascolto obbediente della Parola di Dio. Tra queste povere mura, infatti, Francesco fondò l’Ordine dei Frati Minori, nel 1209, affidandolo alla protezione della Vergine Madre di Cristo, cui la chiesina è dedicata.
E sempre qui, il 28 marzo 1211, Chiara di Favarone di Offreduccio ricevette dal santo l’abito religioso, dando inizio all’Ordine delle Povere Dame (Clarisse). Ancora qui, nel 1216, Francesco ottenne da Gesù, apparsogli in visione, che a chiunque visitasse quel luogo, e a determinate condizioni, fosse concessa la cosiddetta «Indulgenza della Porziuncola» («Perdono di Assisi»), approvata da papa Onorio III. Infine, sempre qui si «compì» la vita di Francesco, il quale, cantando, accolse sorella morte, nudo sulla nuda terra, il 3 ottobre del 1226.
«La prima volta che vidi la chiesetta ero poco più che adolescente – confida fra Massimo Travascio ofm, custode della Porziuncola –. Ero ad Assisi per un campo di preghiera e mai avrei pensato che un posto, a prima vista anonimo, mi lasciasse a bocca aperta, incantato. La Porziuncola racchiude da sola il significato della figura e delle opere di Francesco».
In questa chiesetta l’Assisiate radunava ogni anno i suoi frati in quei Capitoli (adunanze generali) durante i quali tutti insieme discutevano la Regola di vita, e dai quali, ritrovato nuovo fervore, ripartivano per annunciare il Vangelo.
Fu durante uno di questi Capitoli, tra il 30 maggio e l’8 giugno 1221, che Antonio incontrò Francesco: «Intorno a quel tempo fu deciso di riunire il capitolo generale presso Assisi. Antonio, venutone a conoscenza per bocca dei frati di Messina, mostrandosi più robusto di quanto in realtà non fosse, arrivò come poté al luogo del Capitolo» (dalla Vita prima di Sant’Antonio o Assidua).
Ancora una volta la Porziuncola è luogo di inizio, di novità. Fu qui che per la prima volta Antonio vide e ascoltò Francesco. «Non c’è la certezza che Francesco e Antonio si siano incontrati personalmente – spiega padre Massimo –. Antonio era, in fondo, uno come tanti. Di sicuro Antonio vide Francesco e lo sentì parlare e, terminato il Capitolo, si aggregò a padre Graziano da Bagnocavallo e ad altri confratelli della Romagna che, saputo che era sacerdote e maestro di teologia, gli chiesero di seguirlo all’eremo di Montepaolo, sulle colline del forlivese».
Francesco e Antonio, la vita spirituale segnata dalla predicazione e dall’obbedienza. Tutto ha origine e compimento, realizzandosi quasi in un abbraccio spirituale, nel loro incontro alla Porziuncola.
Come non accogliere, oggi come allora, l’invito di Francesco a custodire questo luogo: «Guardatevi, figli miei, dall’abbandonare mai questo luogo. Se ne foste cacciati da una parte, rientratevi dall’altra, perché questo luogo è veramente santo e abitazione di Dio […]. Perciò, figli, stimate degno di ogni onore questo luogo, dimora di Dio, e con tutto il vostro cuore, con voce esultante qui inneggiate al Signore».
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