Purificazione in Viola

È dedicata ai temi dell’ascensione e del martirio la mostra del video artista Bill Viola «Purification» fino al 28 febbraio a Palazzo Reale di Palermo.
05 Gennaio 2022 | di

Dagli apostoli Pietro e Paolo ai santi Cosma e Damiano, da Caterina d’Alessandria alla pulzella d’Orleans Giovanna D’Arco. Quanti sono i martiri che affollano le pagine di storia del cristianesimo? Migliaia, dicono le fonti. Persone dotate di ferrea volontà, che hanno votato la propria vita a Dio, ma anche uomini e donne normali, testimoni di una fede che trascende i limiti fisici, il tempo e lo spazio. I martiri, del resto, non appartengono solo al passato. Ma vivono anche ai giorni nostri: vengono incatenati, torturati e uccisi per la fede che professano. Oppure, sorta di «martiri laici», periscono sotto i colpi delle bombe, annegano in mare nel tentativo di costruirsi un futuro migliore, vittime dell’indifferenza o della cattiveria umane. E chiunque di noi sappia ascoltare la loro voce diventa a sua volta μάρτυς (dal greco: «testimone, martire»).

Parte proprio da questa convinzione il mae­stro della video arte Bill Viola quando, nel 2014, realizza la serie dei Martiri, inaugurata nella Cattedrale di Saint Paul, a Londra, nel maggio dello stesso anno e ora riproposta fino al 28 febbraio a Palazzo Reale di Palermo nell’ambito della mostra «Purification. From Bill Viola to the Palatine Chapel». Cuore dell’esposizione (organizzata dalla Fondazione Federico II e da Bill Viola Studio) – che ha richiesto un anno di lavoro preparatorio –, il concetto di spiritualità tra la vita e la morte, il rapporto tra materiale e immateriale indagato attraverso l’arte digitale in un dialogo continuo con il passato.

Non a caso, oltre alle cinque opere di Bill Viola esposte, nelle Sale Duca di Montalto trovano spazio anche trentacinque reperti risalenti a diverse epoche a partire dal VII secolo a.C. A collegare vasche battesimali e paliotti ricamati, acquasantiere, grondaie, acquamanili, coppe, vasi e ciotole, il tema dell’acqua quale elemento primario di purificazione, nonché anello di congiunzione tra uomo e sacro, tra finito e infinito. «Abbiamo tutti bisogno di purificazione dalla pandemia globale in corso – spiega Kira Perov, moglie di Bill Viola e direttrice esecutiva del Bill Viola Studio –, quindi (questa) è una mostra molto tempestiva che offre sostentamento e guarigione ai suoi visitatori».

Se il covid si combatte con la prevenzione e i vaccini, la solitudine e l’inaridimento del cuore che esso ha portato con sé richiedono una «medicina alternativa»… «We need new sacred images for our time! (Abbiamo bisogno di nuove immagini sacre per il nostro tempo)» avvisa Bill Viola. Nuovi modelli di umanità da cui ripartire per affrontare l’oggi e il domani, sempre alla ricerca del senso profondo della vita.

Ascensione e martirio

Un uomo se ne sta steso su una lastra di pietra, immobile, dentro una stanza di cemento simile a un sepolcro. A un tratto, goccioline d’acqua iniziano a staccarsi dal suolo tutt’intorno. Salgono verso l’alto e si fanno, secondo dopo secondo, sempre più numerose. Ciò che è iniziato come una pioggerellina estiva (al contrario) diventa nel giro di qualche minuto un acquazzone. La forza dell’acqua smuove il corpo dalla sua inerzia e lo risveglia, portandolo su, verso il cielo. Quando l’uomo esce di scena, il diluvio si placa. La transizione è completata. S’intitola Ascensione di Tristano l’installazione audio video di oltre dieci minuti che Bill Viola ha realizzato nel 2005 per rappresentare l’ascesa dell’anima nello spazio dopo la morte. A distanza di sedici anni, la spettacolare opera digitale si può ammirare oggi nelle Sale Duca di Montalto del Palazzo Reale di Palermo assieme ad altri quattro capolavori di video arte.

Se è vero che – parafrasando l’artista statunitense – «L’arte è un processo di risveglio dell’anima», rientrano in pieno in questo processo anche Martire dell’Aria, Martire della Terra, Martire del Fuoco e Martire dell’Acqua. In oltre sette minuti, ciascun video (a colori, ad alta definizione su display a schermo piatto su parete) stimola nel visitatore un’esperienza introspettiva unica. Sia che parliamo di un uomo flagellato dalla terra, di una donna appesa per i polsi e frustata dal vento, di un uomo seduto su una sedia avvolta dalle fiamme o di un altro sollevato per le caviglie e sommerso da una cascata d’acqua, ciò che Bill Viola vuole rappresentare è sempre il passaggio del martire dalla morte alla luce. «Nella mostra – spiega Kira Perov – gli elementi del mondo, terra, aria, fuoco e acqua, sono protagonisti importanti dei video e sono importanti quanto gli attori stessi, se non addirittura più rilevanti. Questi elementi sono le più potenti forze della natura, possono dare vita, così come possono distruggerla».

Ma la morte non è mai definitiva per Viola. E la rinascita è solo questione di tempo. Proprio quel tempo che l’artista distilla attraverso lo slow motion. «Questa tecnica – commenta Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – permette di oltrepassare il limite uscendo dal mondo fisico per entrare in quello metafisico. Il tempo speso guardando questi video induce l’osservatore a rallentare per accedere a un mondo diverso da quello in cui si trova. Le opere di Viola possono essere usate come strumento di meditazione sui grandi temi della vita, della morte e della rinascita spirituale».

Il desiderio di intervenire sul tempo, d’altra parte, non è una prerogativa del solo artista. «Fin dalla sua comparsa sulla Terra, la nostra specie ha rallentato, accelerato ed espanso il tempo – spiegava Bill Viola nel 2001, intervistato dallo storico dell’arte John G. Hanhardt –. Quando cominciamo a rallentare il tempo, oltrepassiamo automaticamente una soglia e ci allontaniamo dal mondo fisico per entrare in quello metafisico. Infatti, l’unico luogo al di fuori della tecnologia in cui sia possibile rallentare il tempo è la mente umana». E se lo dice uno dei massimi video artisti al mondo, le cui opere sono approdate alla National Gallery di Londra, al MoMA di New York e al Grand Palais di Parigi, c’è da credergli.

 


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Data di aggiornamento: 05 Gennaio 2022
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