Martiri e coincidenze
Domenica 10 ottobre 1943. Il secondo conflitto mondiale incalza a Campobasso. Il giovane vescovo, Secondo Bologna, nativo di Cuneo, ha già sperimentato la durezza della guerra, essendo stato ufficiale nelle forze armate italiane al fronte. Per questo, la mattina, durante la Messa in cattedrale, eleva una supplica a Dio: «Signore, salva la mia città in pericolo mortale. Ma se per salvare il mio popolo hai bisogno di una vittima, prendi me, ma salva il mio popolo!». A fine giornata, una bomba lanciata dagli alleati scoppia proprio nella cappella dove il vescovo sta pregando, squarciandogli la testa.
Assieme al monsignore muore anche suor Lucia, mentre una consorella, che si trova in un’altra stanza, accorre e cerca invano di fermare l’emorragia del pastore. Conservo ancora l’amitto intriso di quel sangue nella mia cappellina. Spesso lo guardo e sento la forza di chi sa offrire la propria vita, in riscatto della vita dell’altro. In effetti, il giorno dopo lo scoppio, i tedeschi giungono per venerare le spoglie mortali del presule, promettendo di non fare più azioni di guerra. Lo stesso fanno gli alleati. Tre giorni dopo, i tedeschi se ne vanno, rifugiandosi a Cassino, dove poi tutto verrà distrutto. La città è salva. Certo anche per merito del gesto eroico del vescovo.
Per una singolare coincidenza, scrivo questo «pezzo» proprio il 10 ottobre, cioè a settantacinque anni esatti da quel giorno. E lo faccio con commozione, tenendo presente la figura biblica di Ester. Collego la regina a monsignor Bologna per rendere ancora più attuali quelle pagine del testo sacro scritte nel III secolo a.C. ma ambientate nel V a.C. La scena si svolge all’interno di una reggia, tra giochi di forza, corruzioni, invidie, gelosie. Dopo il rifiuto (per motivi politici) della regina Vasti, che provoca le dimissioni dal suo ruolo al fianco del re Assuero, viene scelta come sposa la bella Ester.
Orfana e poverissima, la donna è stata allevata dallo zio Mardocheo, persona retta e coraggiosa, coerente, che adora solo il Signore. Un giorno viene elevato alla suprema carica dopo il re un uomo viscido e ambizioso: Aman. Quando esce dalla reggia, tutti si piegano. Mardocheo, invece, no. Quante volte questa figura mi ha aiutato, in Calabria, a resistere alla mafia. E a non cedere alle lusinghe del potere. Aman si offende e giura vendetta. Viene a sapere che Mardocheo è un giudeo unito a un popolo «tutto particolare, con leggi particolari, diverso da tutti gli altri popoli». Basta questo per strappare al re un decreto di sterminio simile ai decreti razziali varati dal governo fascista ottant’anni fa. La storia si ripete.
Qui, entra in gioco Ester, regina ebrea. Lo zio la spinge a intervenire, per bloccare il decreto. Ma lei teme la morte. Mardocheo la richiama alla sua vocazione: «Forse proprio per questo, per salvarci, sei stata chiamata a questo ruolo!». Valorizzando la sua bellezza, Ester sfida il potere. Ci mette la faccia. Difende il suo popolo, come monsignor Bologna. Inizialmente il re appare irato e minaccioso. Ma davanti a tanta grazia e tenerezza, si scioglie. Lascia il trono e bacia Ester. L’amore vince il potere. Un banchetto ben allestito sconvolge i piani di Aman, che viene impiccato sullo stesso palo destinato a Mardocheo.
Il popolo è al sicuro. La regina ha compiuto la sua missione. La bellezza salva. L’amore premia il coraggio. Come è accaduto a Maria di Nazaret: bella per salvare, come canta nel suo Magnificat. Quanta forza ci dona questo racconto! Piace in diocesi, viene recitato nelle scuole, pregato nei cenacoli del Vangelo, nelle case, alle spose, spiegato ai giovani, raccontato nelle chiese, per vincere la paura del «diverso». Rivissuto con gratuità, diviene chiave interpretativa per capire tante altre pagine di storia. Un vero dono per me, vescovo, e per voi, se avrete la gioia di sfogliarne le pagine avvincenti.