Quando il figlio non arriva...
«Un bambino nasce dentro di noi molto prima del concepimento. Ci sono gravidanze che durano anni di speranza, eternità di disperazione». (Marina Ivanovna Cvetaeva)
La sterilità e l'infertilità (cioè il non poter concepire un bambino nel primo caso e il non riuscire a portare avanti la gravidanza nel secondo caso) costituiscono un problema in aumento nelle società occidentali e, secondo stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, colpiscono circa il 15-20 per cento delle coppie anche in Italia.Fin dai tempi più antichi l’uomo ha investito gran parte delle sue energie nella perpetuazione della specie, vista come dono, e ha temuto la sterilità come una sorta di «maledizione» che sconvolge drasticamente la vita personale, coniugale e sociale. Questo permette di comprendere come una coppia che non sceglie liberamente di non avere figli possa sentirsi in qualche modo privata di qualcosa di naturale e di voluto e che quindi possa vivere con sofferenza e dolore questa situazione.
Una diagnosi di sterilità scuote profondamente le radici dell’immagine di sé, costituendo un’esplosione esistenziale che ha ripercussioni a tutti i livelli: intrapsichico, interpersonale, psicosessuale e occupazionale. In un sistema di vita già carico di tensioni come quello moderno, il ritardo della gravidanza da parte della coppia, gli accertamenti clinici, l’ansia e l’insicurezza per il loro esito, determinano l’attivazione del sistema neuroendocrino dello stress con alterazioni della secrezione ormonale. Si producono cioè sostanze chiamate «indicatori biologici dello stress», che esercitano un’azione sfavorevole sulla fertilità sia maschile che femminile. Le prime reazioni alla scoperta di essere sterili sono generalmente lo shock e il senso di perdita, seguiti dal rifiuto e dalla negazione; emergerebbero poi una forte rabbia e un senso di colpa e di isolamento con modificazioni e ripercussioni sull’identità personale e di coppia e nei rapporti sociali, per giungere in fine alla risoluzione e all'accettazione.
Quando arriva una diagnosi di sterilità si attiva un processo di lutto all'interno della coppia che si sente sprofondare in una dimensione di svalorizzazione, incapaci di procreare come natura vuole, di impossibilità a divenire genitori, una sensazione scura di essere contro-natura.
I sentimenti che si possono vivere nei primi periodi sono di:
- rifiuto e negazione della realtà, rabbia per dover subire quest'ingiustizia e incomprensione del motivo per cui ci sia toccata questa condizione;
- quando si prende atto dell'irreversibilità della situazione, ci si confronta con un dolore che però è solitario, una sorta di lutto nascosto che non è possibile spiegare, raccontare, condividere, perché la maggior parte non lo sperimenta e perché un forte senso di colpa fa sentire persone disprezzabili data l'«incapacità» di procreare.
In seguito il fatto di elaborare o meno questo lutto può portare a prendere svariate strade:
- il legame si logora a causa di sentimenti di disperazione e di rabbia che non consentono di ritrovare più un'armonia, una solidarietà;
- il partner fertile vuole proseguire il suo progetto procreativo e non accetta di restare in una «coppia difettosa»;
- si mettono in atto comportamenti reattivi per cui ci si butta in altre relazioni, ci si dedica anima e corpo ad altre attività senza che ci sia di base una reale analisi di quello che sta succedendo dentro se stessi e dentro la coppia;
- c'è un totale avvicinamento della coppia che si chiude a riccio su se stessa e vive solo di se stessa come in una sorta di simbiosi da cui rimane escluso tutto l'esterno;
- la coppia trasforma la sua infertilità fisica scoprendo e sviluppando nuovi progetti di vita e trasporta la sua fecondità su altro riuscendo a ritrovare un benessere ed una serenità.
Se gli individui della coppia riescono a trovare le risorse per elaborare il lutto che una diagnosi di sterilità e/o infertilità comporta, affrontando la depressione, la rabbia e la paura che questo evento determina, possono reagire rinforzando il loro legame affettivo, sostenendosi nell'attraversamento di un periodo di incertezza difficile per entrambi. Quando la coppia è in grado di riprendere in mano la propria vita, accettando consapevolmente la situazione di difficoltà procreativa che la caratterizza, potrà allora operare una vera forma di ristrutturazione della propria immagine di sé, cercando i percorsi possibili da intraprendere.
Sarà importante per l'uomo e la donna maturare l'idea che esistono e sono realizzabili diverse forme di genitorialità e percorsi alternativi per il raggiungimento della paternità e della maternità e che le loro esistenze possono prevedere nel presente e nel futuro altre modalità di espressione di sé e della propria generatività, scoprendo altre forme di fecondità (interpersonale, sociale, spirituale ed educativa), poiché la fecondità carnale, pur essendo di grande valore, non è l'unica forma di fecondità tra i coniugi.
Dott.ssa Lucia Girolimetto Psicologa dell’Oasi Famiglia di Camposampiero