01 Luglio 2020

Quelle preghiere un po’ datate

Ogni preghiera nasce in un preciso contesto, di cui assume il linguaggio. Ma la fede può suggerirci qualche alternativa al ripetere parole che noi, oggi, non capiamo.
Il beato Ermanno di Reichenau.
Una raffigurazione del beato Ermanno di Reichenau.

«Caro direttore, sono un po’ disorientato per certe preghiere formulate con espressioni che non mi convincono tanto. Rimango particolarmente perplesso quando offriamo a Dio Padre il sangue e il corpo del Figlio Suo, Gesù Cristo, in sconto dei nostri peccati o in suffragio delle anime del purgatorio o anche per ottenere guarigioni o grazie speciali. Il Padre manda il Figlio per redimere l’uomo e mi sembra un’assurdità che l’uomo dopo averglielo orribilmente straziato e crocifisso, glielo restituisca, avendo pure la presunzione di poter ricevere tanti privilegi. […] Penso che non vada bene così, ma che piuttosto bisognerebbe esprimersi diversamente! Con le nostre preghiere dobbiamo soltanto essere riconoscenti al Signore e ringraziarlo perché: “Ha fatto bene tutte le cose; Si è fatto uomo come noi per poterci redimere; Si è fatto carico di tutti i nostri peccati per liberarci dal peccato; Per questo ha accettato la passione e il sacrificio sulla croce; Con la Sua morte ha distrutto il peccato e il potere di Satana; Nella sua risurrezione è inclusa la nostra risurrezione” […]».
Francesco Rotundo

Nel campo delle preghiere, intese come espressioni verbali, messe per iscritto in un certo momento storico, e diventate in seguito patrimonio della tradizione spirituale cristiana che le ha tramandate nel tempo, camminiamo su un terreno accidentato. Dove si rischia di urtare la sensibilità di qualcuno o di rasentare l’inesattezza. Di per sé, ciò di cui dovremmo sempre tener conto, e che dovrebbe renderci cauti ma anche responsabilmente creativi, è che ogni preghiera nasce in un preciso contesto umano e religioso, di cui assume il particolare linguaggio. Concetti, parole e modi di dire tipici di quel momento, che alla vita di fede di quel momento parlano.

Il punto non è che oggi a me possano sembrare se non esatti almeno antiquati, insomma, incomprensibili a una mentalità moderna. È che molte volte noi preferiamo, per pigrizia, vivere della fatica dei nostri padri e madri, incuranti se le espressioni di preghiera da loro elaborate, che vengono dalle loro vite, speranze e fatiche, siano o meno adeguate anche per noi. Una bella scusa, per ripetere formule vuote, che non ci coinvolgono. Questa è la morte della preghiera.

Voglio fare un altro esempio, oltre a quello che ci ha riportato il nostro lettore. Cerco, anche se non sempre ci riesco, di pregare ogni giorno il rosario. Oltretutto, come dire?, mi piace farlo. Mi piace anche la preghiera finale, di antica tradizione, della Salve Regina (lo sapevate che a scriverla fu il beato Ermanno di Reichenau, monaco tedesco morto nel 1054?). Per quello che dice, per come lo dice e, non ultimo, perché mi fa sentire parte del popolo cristiano, soprattutto anziani e ammalati, che da secoli la intona anche biascicandola.

Mi sono permesso allora qualche piccolo «aggiustamento», che mi possa rendere ragione del fatto che a pregarla ora sia io, figlio di questo tempo, che ha anche una sensibilità spirituale e teologica maturata nel frattempo: così dopo «a te ricorriamo noi», salto il «esuli figli di Eva»; dopo «a te sospiriamo», tralascio il «gementi e piangenti in questa valle di lacrime»; e, infine, arrivato al «mostraci», aggiungo un «ora e» prima di «dopo questo esilio, Gesù». Evidentemente, se prego assieme ad altri, sono ben contento di recitare il Salve Regina canonico, persino in latino. Perché preghiera non sono solo parole, ma l’esperienza di comunione che viviamo con gli altri: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).

 

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Data di aggiornamento: 01 Luglio 2020

1 comments

12 Luglio 2020
Dopo molto tempo - ma non ancora con i fedeli ma solo sul lezionario- al Padre Nostro è stato tolto 'non ci indurre in tentazione' per 'non ci abbandonare alla tentazione'. Io per esempio preferisco 'nella' tentazione in quanto Dio mentre sto' per cadere mi trattiene(1). Certo, solo quando prego da solo e mi atterrò all'insegnamento della Chiesa. (1) Mi pare di aver letto che padre Pio disse ad un giovane che di notte stava precipitando in un burrone con l'auto: "Quanto mi hai fatto soffrire stanotte nel 'trattenerti' dalla caduta.
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di Gianfranco

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