Ramadan mubarak, Ramadan benedetto…
Ricordo le lanterne al Cairo. E i banchetti dello zucchero filato a Gerusalemme. E la felicità rumorosa di Algeri. Nono mese del calendario lunare islamico. Mese di Ramadan, il mese sacro del digiuno e della purificazione, quando il Corano venne rivelato. Mese mobile: quest’anno cade nella fine della primavera, tra la metà di maggio e la metà di giugno. Ne ricordo la devozione e la festa. La preghiera e una leggera euforia. Come se fosse il nostro Natale per trenta giorni filati. Amavo passare alcuni giorni di Ramadan nelle grandi città arabe. A ogni calar del sole, a Gerusalemme, i tre datteri rituali, poi la cena e le passeggiate in città vecchia. Mentre nella capitale egiziana si accendono luci festose. Sarà gioia fino a quando non si distinguerà di nuovo «il filo bianco» dal «filo nero». E, allora, dall’alba al tramonto non si potrà mangiare, né bere, né avere rapporti sessuali.
Sono due milioni e ottocentomila i musulmani in Italia. Meno del 5 per cento della popolazione. Una minoranza, eppure se ne ha paura: i sondaggi avverto che quasi il 70 per cento esprime un giudizio «negativo» sull’islam. «Niente di nuovo, quando non si conosce, si ha paura», disse pochi mesi fa Paolo Branca, docente di islamistica all’università Cattolica di Milano.
Incroci di date. Dal calcio alle sanguinose crisi mediorientali. Il gioco e la guerra incrociano il sacro. L’egiziano Momo Salah e il senegalese Sadio Manè, grandi giocatori del Liverpool, sono religiosi e la finale di Champions si giocherà proprio durante le settimane del Ramadan. Karim Benzema, francese di origine algerina, attaccante del Real Madrid, ha fatto sapere che rinvierà il digiuno per essere in perfetta forma per la finale. Il Gran Muftì del Cairo, a quanto se ne sa, consentirà ai giocatori egiziani di «differire» il digiuno dopo i Mondiali. Vi è chi spera che anche Salah e Manè possano avere la possibilità di rinviare il loro Ramandan.
Sarà tensione e pericolo a Gerusalemme. Il 14 maggio viene inaugurata l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. Donald Trump riconosce la città contesa e divisa come capitale di Israele. La rabbia palestinese esploderà. Da settimane, ogni venerdì, i palestinesi di Gaza protestano contro la decisione di Washington: in molti sono stati uccisi in questa ribellione. Il 14 maggio è l’anniversario della dichiarazione d’indipendenza di Israele ed è vigilia di Ramadan. I palestinesi, in questo giorno, vorrebbero pregare nella spianata di al-Aqsa, cuore musulmano della vecchia Gerusalemme.
Mi appiglio, con tremore, ad un augurio: che sia un buon Ramadan. Ramadan mubarak, Ramadan benedetto.