Sabbie mobili relazionali
«Cari Edoardo e Chiara, siamo una coppia sposata da vent’anni e, da qualche tempo, stiamo vivendo con fatica il nostro matrimonio. Lui sembra lontano da me, non ricerca un dialogo profondo fatto di emozioni e progetti, fa le sue cose, ha il suo lavoro, dà una mano con i lavori di casa ma non percepisco passione, complicità e calore. Da parte sua afferma di sentirsi sempre sotto processo con me, che tutto quello che fa di concreto per la famiglia non viene visto e valorizzato, inoltre lamenta che da parte mia non c’è mai una carezza, un abbraccio, un gesto di affetto nei suoi confronti, e per non parlare della sessualità che non c’è più da molto tempo. Rispetto alla mia critica di non cercare confronto e dialogo intimo lui afferma di non essere abituato a questo, che nella sua famiglia di origine contava molto più il “fare”. Per quanto mi riguarda capisco il suo bisogno di contatto affettivo, ma sento in me una resistenza a muovermi verso di lui a causa del dolore che provo per una vita di coppia che non vorrei così. A tutto questo aggiungete il mio lavoro da dirigente di una grossa azienda e due figli adolescenti che non ci rendono la vita facile, e potete capire perché a volte mi domando dov’è il bello della famiglia, dove ci sta il guadagno, mi sembra tutto in perdita. Grazie per le parole che saprete donarci».Una coppia stanca
Carissimi, grazie per aver condiviso un po’ della vostra vita. Comprendiamo il senso di fatica e di frustrazione presenti nella vostra relazione, inoltre si percepisce benissimo anche lo stallo in cui vi trovate e da cui da tempo non riuscite a emergere.
Per prima cosa dobbiamo dirvi che da soli molto difficilmente potrete uscire da queste sabbie mobili relazionali: più vi agitate e più velocemente sprofonderete (difficilmente se ne esce tirando se stessi per i capelli, come fece il barone di Münchhausen).
Detto questo, possiamo osservare che il vostro nemico, se ce n’è uno, non è il vostro partner ma la circolarità della vostra relazione. Tu (moglie) ti senti scontenta a causa dell’assenza di momenti di relazione intima e probabilmente ti senti sola e affettivamente arida, mentre tu (marito) ti senti ingiustamente sotto accusa, criticato e svalorizzato in ciò che fai per la tua famiglia. Tutto questo porta te (moglie) a lamentarti e a criticare tuo marito e te (marito) a giustificarti e ad allontanarti da tua moglie. L’effetto ottenuto è la scontentezza di entrambi.
Siamo di fronte a una dinamica circolare, nella quale ognuno di voi due, involontariamente, promuove il comportamento indesiderato dell’altro (il mio chiudermi in difensiva produce la critica di mia moglie, la critica di mia moglie produce il mio chiudermi in difensiva). Il vero nemico, pertanto, non è l’altro ma questa dinamica che insieme generate e che solo insieme potete sconfiggere.
Come ci diceva in un corso di formazione Sue Johnson (psicoterapeuta fondatrice della scuola di terapia di coppia centrata sulle emozioni), una relazione che non funziona può essere immaginata come una coppia di ballerini che balla fuori tempo pestandosi i piedi: non è necessario sostituire i ballerini, ma va cambiata la musica (le emozioni) e la coreografia (i comportamenti).
Avete un nemico comune, quindi, e per combatterlo dovete imparare a riconoscerlo quando entra in azione e bloccarlo. Ogni volta che tu moglie cominci a rinfacciare a tuo marito la sua scarsa disponibilità al dialogo o tu marito rispondi a tua moglie difendendoti e giustificandoti, sapete che il nemico si sta facendo presente e potete riconoscerlo e fermarlo prima che cominci a girare troppo vorticosamente, divenendo un tornado che distrugge tutto.
Se questa prima fase è importantissima e necessaria, ovviamente non è sufficiente. Il vostro circolo vizioso va sostituito con una circolarità virtuosa.
Perché questo avvenga sarà necessario:1) intercettare le emozioni che si attivano di fronte al comportamento dell’altro (basta anche solo ammettere che proviamo disagio o dolore);2) riconoscere quale bisogno affettivo personale viene disatteso (per esempio, il bisogno di essere amati, di sentirsi utili, di sentirsi supportati, ecc.);3) individuare a quale paura è collegato quel bisogno (per esempio, la paura di non essere amabile, di essere inutile, di essere abbandonabili, ecc.).
A questo svelamento di sé e della propria vulnerabilità non seguirà repentinamente e in automatico un comportamento diverso da parte dell’altra persona. Il nostro partner, come noi, ha le sue resistenze interne e non basta capire, e neppure volere, qualcosa perché poi si riesca a compierla. Sarà importante coltivare una paziente tenerezza reciproca.
Questo processo ha una sua complessità. È facile per me scrivere quello che dovreste fare, molto meno lo è per voi il farlo. Potreste scoprire dentro di voi delle parti molto impaurite, che non vorreste esporre, per non mostrare la vostra vulnerabilità col rischio di essere feriti ancor più profondamente.
Perché un cambiamento nella relazione si possa compiere ci vorrà tempo, pazienza, dedizione e qualcuno che vi accompagni. Una coppia, dopo quasi due anni di psicoterapia insieme, la scorsa settimana mi ha riferito che non hanno mai vissuto un periodo così bello nella propria relazione. La moglie era ritornata come un tempo a valorizzare le cose buone che il marito fa, ma ora, al contrario di prima, ha un ritorno completamente diverso da parte del marito, che le sta emotivamente vicino e la supporta come mai avrebbe fatto in precedenza. Quando questo succede (e succede più spesso di quel che si pensa) si fa festa in cielo.
Edoardo e Chiara Vian
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