09 Dicembre 2019

Ho tradito e non so più chi sono

Un tradimento, la scoperta di un’altra sé che non si pensava possibile. E poi la ricostruzione, lenta e dolorosa. Le crisi, a volte, fanno bene, perché risvegliano dal torpore.
bene e male nella stessa persona

© Giuliano Dinon / Archivio MSA

«Carissimi Edoardo e Chiara, ho tradito mio marito e soprattutto ho tradito anche me stessa. Dopo svariati anni di matrimonio con alti e bassi e due meravigliosi figli mi è capitato di incontrare un uomo dolce e affabile, anche lui sposato e che come me covava nel suo cuore l’insoddisfazione per una relazione affettiva non disastrosa, ma sicuramente piatta dal punto di vista del calore e della cura. Con quest’uomo abbiamo prima cominciato a nutrirci reciprocamente le anime e poi è arrivato tutto il resto. Se ripenso alla me stessa di anni fa, che criticava aspramente gli uomini e le donne che tradivano i loro mariti e decantava la sacralità del matrimonio! Una donna che neppure riusciva a concepire la possibilità di un tradimento, di venir meno al valore dell’impegno e della fedeltà che i miei genitori mi avevano trasmesso. Adesso non mi sembra ancora possibile che sia stata proprio io, non riesco a capire bene se la vera me stessa era quella di prima o quella che si è lasciata andare. Oggi sono qui, dopo che si è scoperto tutto, dopo che il mio matrimonio si stava per spezzare, mentre stiamo facendo un percorso di psicoterapia di coppia per comprendere che cosa non ha funzionato, perché siamo arrivati a questo punto. E io con tutti i miei sensi di colpa. Stiamo ripartendo e devo ammettere che mio marito si sta mettendo positivamente in gioco e che anch’io sto illuminando parti di me prima al buio e, se ancora non siamo attraccati in un porto sicuro, sembra che siamo su una buona strada per salvare il nostro matrimonio​».Lettera non firmata

 

Carissima, quello che ci racconti è un dono prezioso per molte persone. Spesso ci troviamo di fronte a situazioni di matrimoni sfibrati, in cui più che farsi apertamente del male non si riesce più a produrre una dinamica di bene. Un lento ma costante allontanamento reciproco: il lavoro, i figli, la casa, il tempo per sé e le proprie passioni riempiono le giornate e la relazione si deprime, ristagna in un vuoto terrificante. Le cose che inizialmente pensavamo a servizio del nostro amore sono diventate l’unico motivo del nostro stanco incedere assieme.

La coppia, come sappiamo, o cresce o decresce, o avanza o arretra: essendo un elemento vitale non rimane mai ferma, o la alimenti e cresce o non la nutri e prima si impoverisce e poi muore.

Nella tua lettera ci colpisce l’idea che avevi di te stessa: una donna tutta di un pezzo, integerrima, che aveva fatto propri i valori familiari dell’impegno e della fedeltà e il successivo scoprirti diversa da quello che per molto tempo avevi pensato di essere. Cara lettrice la questione è che noi non siamo una sola cosa ma siamo molte cose, che la nostra umanità è costitutivamente ambivalente e multipla, che in noi abitano varie istanze e valenze. Anch’io sono consapevole di avere annidato al mio interno un potenziale traditore, un potenziale malfattore, un potenziale assassino e contemporaneamente un potenziale uomo fedele, un potenziale benefattore e un potenziale santo. Prendere coscienza di questa co-presenza di opposti, che da potenziale poi diventa spesso reale, ci è necessario per poterci ricollocare sempre nella nostra giusta posizione, sopra gli animali ma sotto Dio, responsabili del creato ma a nostra volta creati. Questa ambivalenza ci rammenta la nostra responsabilità rispetto a noi stessi e alle parti che ci abitano e ci dice che, comunque, nessuna delle cose che possiamo fare, nel bene o nel male, ci definisce in modo totale.

Carissima, anche la storia della salvezza è fatta di uomini e di donne come te ed è attraverso di essi che il Padre celeste ha costruito la sua meravigliosa storia di amore con l’umanità. Abramo è stato un uomo che ha manipolato la realtà pur di ottenere quel figlio che non arrivava o è stato il capostipite della nostra fede? Mosè era un assassino in fuga o è stato colui che, fidandosi di Dio, ha liberato il suo popolo? Giacobbe è stato un truffatore che ha sottratto la primogenitura a suo fratello o è stato uno dei padri di Israele? Giobbe è stato un accusatore di Dio o un uomo che ha potuto conoscerlo per davvero?

La storia della salvezza è stata costruita con uomini che portavano i segni della loro condizione creaturale, delle loro debolezze, ma il Padre non guarda ai suoi figli con gli occhi con i quali noi guardiamo a noi stessi. Tu per il Padre non sei né la donna che giudicava chi sbagliava dall’alto dei propri valori, ne la traditrice di questi, sei una figlia da amare con la quale vuole scrivere una pagina unica e irripetibile di amore, con la quale vuole continuare a scrivere la storia della salvezza. Il Signore vuole prendere questo tuo tradimento e farne un capolavoro, magari servendosi anche del percorso di psicoterapia di coppia che tu e tuo marito avete intrapreso, facendo di voi due persone nuove, forse più umili, forse più consapevoli, forse più capaci di amarvi tenendo conto delle vostre costitutive ambivalenze, forse più capaci di accogliervi e ascoltarvi. Attraverso di voi può realizzarsi una dinamica di salvezza.

Auguriamo a te e a tuo marito di poter rinascere dall’alto, e tra qualche anno potervi dire «ma quanto bene ci ha fatto quella crisi, se non l’avessimo sperimentata non avremmo potuto ridestarci dal nostro torpore e imparare ad amarci per davvero». Le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove.

Edoardo e Chiara Vian

 

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oppure le vostre lettere a:Edoardo e Chiara, Messaggero di sant’Antonio, via Orto Botanico 11, 35123 Padova.

 

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Data di aggiornamento: 09 Dicembre 2019
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