Santità per tutti
Se il concilio Vaticano II ha parlato di «universale vocazione alla santità nella Chiesa», dopo più di cinquant’anni si può dire che questa dottrina non abbia avuto molta fortuna. Ancora oggi, nell’immaginario cristiano, la santità spetta solo ad alcune categorie di persone (preti, frati, suore…) e non è considerata meta naturale di ogni vita cristiana.
È questo, probabilmente, il principale motivo per cui papa Francesco, attraverso l’esortazione apostolica Gaudete et exultate, ha ripreso e rilanciato il discorso sulla «santità per tutti anche se non di tutti», generosamente offerta da Dio non a una schiera di eletti, ma a ogni uomo e a ogni donna di buona volontà che vuole corrispondere all’amore di Cristo: «Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale» (G.E. n. 2). In questa scia si situa Santità per tutti, breve ma efficace commento firmato da fra Ugo Sartorio (già direttore del «Messaggero di sant’Antonio») al recente documento pontificio, il quale, pur non avendo fatto scalpore come i precedenti, ci manifesta più di altri l’animo del Papa argentino e il suo desiderio di mettere al centro la vita spirituale come motore per un’autentica riforma della Chiesa.
Ritorna, dopo Evangelii gaudium (La gioia del Vangelo, 2013) e Amoris laetitia (La gioia dell’amore, 2016), il tema della gioia legato alla santità (Gioite ed esultate, 2018). Come scrive l’autore, si tratta di «una santità non complicata, non elitaria, non disumanizzante, ma alla portata di tutti, realizzabile nonostante le cadute, le molte zone grigie dell’esistenza che spesso rimangono tali».Un libro insieme semplice e profondo, che si presta a più livelli di lettura, per riflettere su una chiamata che riguarda da vicino chiunque si dica cristiano.