«Skillellé», giovani protagonisti

Promosso dall'associazione «Malik» e rivolto agli adolescenti, il progetto di comunicazione e innovazione sociale promuove l'inclusione di migliaia di ragazzi cagliaritani.
06 Agosto 2019 | di

C’è lo studente del liceo che intervista il regista del famoso festival, gli adolescenti detenuti che costruiscono insieme a un gruppo di architetti il prototipo del nuovo letto in legno per le proprie celle. E c’è il programma radiofonico in cui i ragazzi possono far sentire la propria voce, laboratori in cui vedono dall’interno come funzionano i trasporti pubblici, spazi comuni di cultura e dialoghi con personaggi autorevoli ed esperti di temi che toccano da vicino i giovani.Non a caso il progetto si chiama «Skillellé», termine che in argot cagliaritano vuol dire ragazzino, ed è stato promosso dall’associazione «Malik». Un progetto di innovazione sociale che coinvolgerà direttamente circa mille ragazzi e indirettamente diverse migliaia: chiamati a partecipare, a vario titolo, alle molte attività.

«Skillellé» nasce dall’osservazione della realtà cagliaritana e dei suoi molti problemi che non sono così diversi da quelli di altre regioni: ragazzi che non leggono né fanno sport, alcolismo giovanile in crescita, così pure il gioco d’azzardo. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità fanno riflettere: c’è un aumento di malattie tra i giovani, come il diabete, dovute alla sedentarietà. Il disinteresse, poi, verso la cultura è diffuso: le nuove generazioni non si avvicinano volentieri ai libri né al cinema, distratti come sono dagli smartphone. In questo quadro generale, va registrato l’aumento di ragazzi con evidenti problemi comportamentali seguiti dai servizi sociali: adolescenti nati in contesti difficili, in cui i genitori sono spesso assenti o in prigione e che finiscono per frequentarsi tra loro. Ed è da lì che è partito il progetto «Skillellé». «Perché non far interagire tra loro ragazzi di ambienti diversi, in modo da favorire l’inclusione ma anche far conoscere gli uni agli altri e dunque sensibilizzarli su ambienti e storie lontane dalle proprie?», si sono dette le ideatrici del progetto, Laura Pisu e Barbara Cadeddu, 47 e 44 anni, rispettivamente ingegnere civile e architetta, molto agguerrite e dinamiche.

Barbara ha insegnato per oltre dieci anni presso la Facoltà di architettura di Cagliari. Laura, invece, è libera professionista. Entrambe sono consulenti per pubbliche amministrazioni e privati. Hanno fondato «Malik» nel 2004 con l’obiettivo di promuovere cultura, ma dopo qualche anno hanno deciso di allargare gli orizzonti per trasformare quella iniziativa in un ambizioso progetto di inclusione. Nel 2016 hanno partecipato a un bando nazionale per ragazzi tra 11 e 17 anni e lo hanno vinto con «Skillellé», coinvolgendo molti partner ma soprattutto tante real­tà diverse: per esempio il carcere minorile di Quartucciu e due licei, il classico scientifico «Euclide» e il linguistico «Eleonora D’Arborea», oltre alla Facoltà di architettura, al Cus Cagliari e all’azienda dei trasporti del Ctm. Presso quest’ultima, per esempio, diciannove giovani hanno seguito uno stage di due mesi per imparare come si lavora in un’azienda di trasporti pubblici e realizzando un questionario per valutare quanti sono gli studenti pendolari che viaggiano ogni giorno verso Cagliari, capirne esigenze e difficoltà.

Radio e cinema, per dialogare

Ma i progetti sono molti e differenti. Tra i più affascinanti c’è il canale radiofonico che la fondazione sarda «Film Commission» ha messo a disposizione dei ragazzi. Le trasmissioni sono tradotte in ventinove lingue e hanno come oggetto il cinema. A condurle sono, a turno, gli studenti interessati che partecipano alle rassegne e intervistano attori e registi. «All’inizio erano intimiditi», racconta Laura. «Ma man mano che si abituavano si sono entusiasmati e hanno cominciato a prenderci sempre più gusto». Basta ascoltare, per esempio, le interviste che i ragazzi hanno realizzato allo «Skept Film Festival» dell’aprile scorso. Le si trova sulla pagina Facebook corrispondente. C’è lo spavaldo Leonardo Sossich che incalza personaggi come il regista Nicola Piovesan e la studentessa Elisa Meloni che intervista la combattiva direttrice della Fondazione Nevida Satta nel dialetto dell’isola. E Alessio Saba, che strappa al produttore cinematografico Matteo Pianezzi la confessione di aver cominciato a fare cinema e teatro per reagire a una depressione. «La depressione si è trasformata poi in passione», ha raccontato Pianezzi a un professionale Saba.

Il cinema è uno dei filoni più importanti e seguiti del progetto: vengono proiettati nelle scuole film su temi di attualità e, dopo la proiezione, si discute con un esperto che risponde alle domande dei ragazzi. In realtà, le iniziative interessanti si sprecano. Molto importante quella della biblioteca costruita in una delle zone più problematiche di Cagliari, nel quartiere di Is Mirrionis. È una palazzina moderna e accogliente che spicca tra palazzi anonimi della via Montevecchio, con tetto e muri chiari. Lo scopo è quello di attirare i ragazzi non soltanto della zona, tra cui quaranta adolescenti con diversi problemi, in modo da creare interazione e inclusione e fare comunità. E poi c’è il lavoro nel penitenziario minorile di Quartucciu, probabilmente il filone più struggente e delicato su cui si muove «Malik». Il carcere ospita detenuti tra i 14 e i 25 anni ad alta pericolosità provenienti da tutta Italia. E non è, quel che si dice, un luogo che faciliti il recupero: muri alti dieci metri, luci cupe. Studenti della facoltà di architettura hanno lavorato per rendere i locali più gradevoli anche cromaticamente, coinvolgendo gli stessi detenuti. Una sorta di autorecupero degli spazi e di apertura alla comunità territoriale: del comitato scientifico fa parte anche il famoso sociologo Lui­gi Manconi. Il primo laboratorio è stato quello di una studentessa di architettura, Alice Salimbeni, che si è laureata proprio sulle «azioni nello spazio per migliorare il benessere delle persone». Un progetto nel progetto, intitolato: «Dalle celle alle stelle». Con una risposta, da parte dei ragazzi del carcere, davvero commovente.

Inevitabile, nel panorama di «Skillellé» l’iniziativa sul bullismo, all’interno di una sezione apposita che si chiama «Skill 4 life», istruzioni per come stare bene, dal benessere nella scuola all’alimentazione. Testimonial come l’ex magistrato Gherardo Colombo parlano con i ragazzi, e c’è un canale web di ascolto dedicato ai problemi dell’adolescenza. Finora ci sono stati cinque incontri, tra i più partecipati quello con Enrico Camanni, carismatico scalatore che ha raccontato le sue imprese in molti libri. Tra le decine di iniziative che si accavallano, qualche giorno fa è partita la prima #Challenge su Instagram: ideata e proposta dai ragazzi della Community e aperta a tutti per dare messaggi positivi per il benessere personale e del pianeta.

Data di aggiornamento: 06 Agosto 2019
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