La ragazza di Nazareth
Se c’è un sentimento che ci pervade questo mese di maggio è proprio la delicatezza. Quella dell’azzurro, dei fiori, dei volti accarezzati dal sole mite della primavera che attendiamo tutti dopo i lunghi mesi invernali. Specie qui in Molise, dove l’inverno è prolungatissimo. Le cose grandi della vita non le possiamo comandare, ma solo attendere, solo preparare con cura. Come un appuntamento d’amore, in vista del quale non si trascura nessun dettaglio. Anzi, tutto deve cantare l’amore. Come ci insegna la ragazza di Nazareth, Maria.Proprio così la definisce il Papa – al capitolo secondo dell’Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit – la ragazza di Nazareth. Il Papa ce la fa gustare nella sua quotidianità, nel suo villaggio, nei suoi sogni: «Maria era la ragazza con un’anima grande che esultava di gioia (cfr Lc 1,47), era la fanciulla con gli occhi illuminati dallo Spirito Santo che contemplava la vita con fede e custodiva tutto nel suo cuore (cfr Lc 2,19,51). Era quella inquieta, quella pronta a partire, che quando seppe che sua cugina aveva bisogno di lei non pensò ai propri progetti, ma si avviò “senza indugio” (Lc1,39) verso la regione montuosa. E quando c’è bisogno di proteggere il suo bambino, eccola andare con Giuseppe in un paese lontano (cfr Mt 2,13-14). Per questo rimase in mezzo ai discepoli riuniti in preghiera in attesa dello Spirito Santo (cfr At 1,14). Così, con la sua presenza, è nata una Chiesa giovane, con i suoi Apostoli in uscita per far nascere un mondo nuovo (cfr At 2,4-11)» (CV 46-47).
Un ritratto di Maria che fa trasparire la sua energia, la giovinezza, la freschezza del cuore, il suo sorriso che conquista chiunque le stia accanto. Come i tanti giovani che esprimono la loro voglia di vivere, di esplorarne il senso, di toccarne la profondità. Perché proprio ai giovani è rivolta questa bella Esortazione apostolica, dal vivacissimo linguaggio giovanile. Perché i giovani amano percorrere strade creative, gioiose, vere. A misura dei loro aneliti più alti.Maria è la donna delle vette che si lascia abbracciare da una chiamata a far parte delle cose stupende che Dio può realizzare se in noi trova spazio, ascolto. La cosa che mi ha sempre toccato l’animo contemplando la Madonna è proprio il fatto che lei non è mai fuggita dalle responsabilità, dal rischio, dalla paura di ricevere un mandato più grande di lei. Non conosce fughe Maria! Resta sempre completamente se stessa. Non si lascia vincere dalle insicurezze. Non strappa nessuna pagina della sua storia. Maria infatti ha il cuore sgombro da pretese, da angosce. Si affida. Per questo ci chiede di affidarci a lei, che è maestra in questo. E ci rassicura lungo il cammino della vita come presenza calda e amorevole, che ben sa scrutare l’animo umano, i nostri dubbi e turbamenti. In lei trova casa la promessa di Dio. Tutto diventa profezia. Ossia sguardo che penetra i cieli.
Nel Salmo 138, l’immagine della tessitura paziente del nostro essere nel grembo materno è quella che più di tutte mi fa sentire che Lui chiama sempre alla vita. È per questo che canto il Salmo a ogni mio compleanno. Sembra il preludio al Magnificat di Maria.
Perciò, guardando a Maria, ragazza di Nazareth, faccio memoria del quadro, che mi ha avvolto fin dal mio primo «sì» a Dio, a Denno, in Trentino, con la decisione di entrare in seminario. Avevo solo 11 anni. Ma un cuore già innamorato di Maria. In esso lei viene raffigurata intrecciata al Figlio Gesù, al suo piccolo; un quadro che mi è stato riportato, in copia, proprio in occasione del 25° di episcopato, il 7 aprile. E ne sento la tenerezza come madre che raggiunge il battito più nascosto e gratuito. Guancia a guancia con Gesù. Mai lasciato solo. Sempre seguito e stretto al suo grembo, dalla culla di Betlemme al calvario di Gerusalemme. Questa è Maria, la ragazza di Nazareth.